er la capacitŕ di raccontare un rapporto salvifico padre-figlio evitando gli schemi moralistici e fin troppo corteggiati dal cinema nazionale, in un contesto di crisi e di “liquiditŕ” degli affetti e delle relazioni umane.
Il regista si serve di un linguaggio moderno senza dimenticare l’ereditŕ del grande cinema del passato; rimangono evidenti, senza essere invadenti, rimandi a Keaton Chaplin e De Sica. Di quest’ultimo si apprezza un rinvio alla Milano del “Miracolo” dove č dalla periferia che si riaccendono le speranze. La narrazione, discreta e significativa, si apprezza tanto piů per la soavitŕ nel trattare tematiche forti con equilibrio stilistico e di tono".