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Note di regia di "Ti ho cercata in tutti i necrologi"


Note di regia di
E’ tanto che ho in mente questa storia. Io la trovo avvincente e provocatoria, con al centro un personaggio che mi preme di rappresentare come non mi succedeva da anni pieno com’è di sfumature e di contraddizioni, e abbastanza anomalo rispetto a ciò che si vede abitualmente al cinema, soprattutto dal punto di vista della recitazione.

E’ una storia difficile, certo. Di un uomo dal destino sofferto ed epico, che corre su un margine scivoloso della nostra società e su cui si inerba un sentimento di amore disperato e bizzarro, che va un po’ oltre le nostre esperienza di tutti i giorni, ma è su tutto questo che sinceramente ho voglia di mettermi alla prova, convinto che il mezzo cinematografico si presti bene a questo genere di racconto e fiducioso che il pubblico voglia seguirmi in questa strana favola, come mi è già capitato in passato.

Sono stato, inoltre, felice di mettere a frutto la mia esperienza, dirigendo gli altri attori del cast. Due parole a parte meritano i luoghi e gli scenari che ho voluto per questo film: sono spazi avventurosi e insieme metafisici – boschi e laghi carichi di nebbia, la neve, il deserto – nei quali il protagonista può trovare uno sfondo ideale alla sua catarsi. Esperienza che io stesso, anche se in circostanze diverse dalle sue, ho provato personalmente.

Un viaggio mistico
Io non so se il Nikita custodisca e trasmetta dei valori cristiani. O almeno, così limpidi da poterli riconoscere. Non ce l’ho la risposta. Scrivere e raccontare una storia per me non è costruire un discorso a tesi, ma dare un principio d’anima a un personaggio, svilupparla con onestà narrativa (o morale, se volete; per chi scrive sono la stessa cosa) e scoprire poi dove porta. Senza presunzioni. In fondo questo è anche il viaggio spirituale che è dato di vivere ad ogni essere umano nella sua esistenza. La vita del Nikita a un certo punto cambia lasciandogli intravedere qualcosa che va oltre il quotidiano, e anche oltre l’opportunismo della propria materiale e miserabile sopravvivenza.
Certo, è un uomo semplice e incasinato, la sua coscienza è primitiva. Le scelte che il suo nuovo destino gli mette davanti sono brutali e provocatorie, gli strumenti per compierle barbari. A lui però non importa. Prima d’ora aveva vissuto al buio.
Come in fondo molti di noi, il Nikita non sa ancora cos’è il bene e cos’è il male, è solo alla disperata ricerca di un senso nella sua vita. E per questo è disposto a mettere in gioco tutto se stesso. Il che a me pare già un segno di buona volontà.

Giancarlo Giannini