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Note di regia di "Una Notte agli Studios 3D"


Note di regia di
La sceneggiatura, sebbene divertente e molto comica, ha in sé diversi punti forti. Ci sono l’avventura, i paesaggi esotici, l’amore, il mistero, l'horror, il thriller.
Il mio intento è quello di realizzare un film dal taglio moderno, spettacolare, con una sua originalità e freschezza, evitando volgarità gratuite e luoghi comuni già visti. Il tutto sapientemente mescolato grazie anche all'uso della nuova tecnica del 3D. Il 2009 è stato l'anno della definitiva consacrazione del cinema in 3D, non quello sperimentale adottato nei primi anni '80 (con fornitura alla cassa di occhiali a lenti speciali con terrificanti conseguenze per la vista), ma un sistema tecnologico ultramoderno e nel tempo destinato ad abbattere la proiezione del consolidato e antichissimo proiettore. La nuova strada fino ad ora è stata intercorsa solo dai grandi studios di Hollywood. Adesso, invece, vogliamo portar e questa innovazione anche in Italia e mi sembrava giusto affrontarla con un film comico, nonsense, folle. In questo modo il mix tra cinema leggero ed effetto speciale non potrà portare grandi limitazioni alla scrittura del film. E poi si potrà vantare di essere stati i primi in Europa ad affrontare un film in 3D.
Oltretutto, l’intenzione autoriale dell’intero progetto è mossa e determinata da un’esigenza, spesso chiamata speranza, di creare anche in Italia un genere che è stato sempre bistrattato, come quello del 'nonsense'.
Infatti, il tono 'folle' è stato ben espresso soprattutto dal cinema americano o inglese. Invece, in Italia, le lezioni dei grandi maestri della commedia hanno influito nel nostro sviluppo professionale fino al punto di caratterizzare buona parte del bagaglio artistico della nostra generazione.
Ma tutto questo sembra aver lasciato il posto ad un cinema che spesso preserva poco spazio alla leggerezza, una leggerezza che, come il cinema americano ci insegna, risiede soltanto nella scelta contenutistica, e non in quella stilistica. È possibile pensare ad un cinema d’autore indipendentemente dalla scelta dei temi trattati, siano essi di carattere sociale o meno. Il cinema alimenta se stesso, ed è per questo che i generi vanno alimentati, anche se non ci hanno mai realmente rappresentato, nella speranza che in futuro crescano e non scompaiano.

Claudio Insegno