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TONI TRUPIA - "Placido fondamentale per il mio film"


Trupia al BA FilmFestival 2013 ha ritirato il premio Città di Busto Arsizio come Miglior Film per "Itaker"


TONI TRUPIA -
Toni Trupia
Il regista Toni Trupia al BAFF ha ricevuto il riconoscimento per il miglior film con il suo "Itaker - Vietato agli Italiani", la pellicola che al festival ha fatto incetta di premi. Siciliano, vive a Roma dove si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia. "Itaker" è il suo film d’esordio.

Perché hai affrontato il tema dell’immigrazione?
Michele Placido voleva confrontarsi con il tema dell’emigrazione perché aveva sentito raccontare la storia vera di un signore che da ragazzino era andato a Milano a trovare il padre immigrato in Puglia, me ne ha parlato e mi ha chiesto di scrivere qualcosa. Inizialmente mi aveva messo molto in crisi, io non c’ero ancora negli anni Sessanta, poi ho cominciato a collegare episodi del mio vissuto e ne ho parlato con persone del mio paese in Sicilia. Vengo da Favara, dove Pietro Germi aveva ambientato “Il cammino della speranza”. Parte del mio retroterra e della mia identità avevano a che fare con l’immigrazione, ho pensato di focalizzarmi sul rapporto tra un padre e figlio ideali. Il fatto che anche noi italiani siamo stati emigranti era una buona motivazione per affrontare il tema. Ci ho messo il mio sguardo puro, che corrisponde a quello del bambino che è protagonista. Abbiamo lavorato insieme con Michele, sulla documentazione e sul retroterra storico. Michele oltre allo stimolo mi ha fornito un apporto artistico.

Che tipo di rapporto personale avete?
L’ho conosciuto perché lavoravo come volontario sul set di Romanzo Criminale, nel corso degli anni è diventato un rapporto umano molto profondo. Ero uno dei tanti aiuti alla regia, ma praticamente portavo il caffè e i panini sul set. L’ho invitato al mio saggio di diploma al centro sperimentale ed ha accettato, gli è piaciuto e da lì mi ha dato fiducia dandomi la possibilità di collaborare con lui a tanti progetti tra cui la scrittura di Vallanzasca – Gli angeli del male. Quando siamo partiti sembrava impossibile realizzare Itaker, che è un film molto complesso produttivamente, ma ce l’abbiamo fatta.

Com’è stato lavorare con Michele Placido?
Avevo già avuto la fortuna di vederlo lavorare e di apprezzare il grande rispetto che ha per gli attori e che ho cercato di fare mio. Durante le riprese mi ha dato una grande libertà e non mi ha fatto mai sentire il peso della sua bravura. Ero molto intimorito a doverlo dirigere, sono molto timido, la cosa buona è che avevamo meditato moltissimo il film e avevamo un’idea condivisa del suo personaggio. Sul set ci siamo parlati poco ma siamo riusciti a dire quello che serviva. Ci ha regalato una vera perla. C’è stata una sinergia inaspettata con tutto il cast, che ci ha permesso di dare un’identità precisa al film con una grande profondità sui caratteri dei personaggi.

E’ andato tutto liscio?
Il film era stato pensato per arrivare al pubblico, non solo per gli addetti ai lavori. Mi lacera il fatto che sia stato penalizzato dalla distribuzione, non è stato supportato ed è uscito in pochissime copie. La zona oscura di questa esperienza è stato il poco rapporto con il pubblico, anche solo per sentirmi dire che il film non era piaciuto. Per il resto è stata un’esperienza magnifica, sia dal punto di vista umano sia da quello creativo.

22/04/2013, 09:00

Ambretta Sampietro