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GIRLFRIEND IN A COMA - L'Italia vista da Emmott


Il contestato documentario di Annalisa Piras segue l'ex direttore dell'Economist e le sue riflessioni


GIRLFRIEND IN A COMA - L'Italia vista da Emmott
La dura verità, tutta e subito: in circa un'ora e mezza il documentario di Annalisa Piras "Girlfriend in a coma" analizza i (pochi) pregi e i (troppi) difetti dell'Italia, raccontata e interpretata dal giornalista britannico Bill Emmott, ex-direttore del periodico The Economist.

La "ragazza in coma" del titolo è ovviamente il nostro paese, la quale - nelle animazioni (non entusiasmanti) che danno ritmo alla narrazione - viene picchiata con ferocia nel prologo da un Pulcinella iroso simbolo dell'Italia peggiore sotto gli occhi impotenti di Dante, i cui scritti ammoniscono e consolano (letti con voce stentorea dall'attore Benedict Cumberbatch, lo "Sherlock" televisivo).

Diviso in quattro capitoli, il documentario si concentra principalmente sul primo (La Mala Italia), partendo da un blob del peggio di ciò che il nostro paese è in grado di offrire, dalle immagini di una rapina nell'indifferenza generale all'ampio repertorio di trash televisivo, inframmezzato con interviste a personaggi del calibro di Roberto Saviano, Nicola Gratteri, Marco Travaglio, Nanni Moretti, Toni Servillo e molti altri.

C'è (meno) spazio anche per la Buona Italia, con esperienze anti-mafia, capitalismo illuminato (c'è la Ferrero ma anche - scelta controversa - la Fiat di Marchionne) e idee per un mondo migliore come Terra Madre di Carlin Petrini.
La svolta finale è la più dura da accettare per lo spettatore, che fino a quel punto ha potuto anche assistere attribuendo le colpe a questo o a quello: l'Ignavia è il peccato principale del nostro paese e di ognuno di noi, e non possiamo più far finta di niente.

Quando, nell'ultima parte, si arriva a raccontare dei tanti italiani che negli ultimi dieci anni sono fuggiti dal loro paese per cercare di avere una chance qui impossibile da ottenere, ci si trova sconsolati e consapevoli - una volta di più - della terribile situazione in cui l'Italia versa. E questa (piccola) diaspora, che vede i cervelli migliori delle ultime generazioni operare e affermarsi lontani dai nostri confini assume davvero il sapore dell'ultima chance per il futuro.

"Girlfriend in a coma" non è un'opera rivoluzionaria, né unica nel suo genere, ma è una visione obbligatoria per trovare la forza di non accettare più lo status quo ma diventare parte attiva. Di qualunque credo politico si sia, è impossibile non capire che in questo modo non si potrà andare avanti a lungo.

16/02/2013, 12:36

Carlo Griseri