Note di regia di "Osceno"


Note di regia di
L'osceno, il porno è il luogo fisico in cui l'atto si fa esclusivamente performativo, né metaforico, né tanto meno rappresentativo, così come avviene nello sport. E' il corpo stesso all'interno del porno a costituire lo scenario e lo spazio dell'azione. L'attore si limita ad una funzione performativa di carattere meccanico, compiendo l'azione drammatica senza introspezione psicologica. In questo modo l'azione è patita dal soggetto e il corpo diviene mero oggetto.
Carmelo Bene definisce "misologicamente" il termine osceno. Il porno, lo o-scenè , "a" da alfa privativo, o/a-scenè, fuori dalla scena, tutto quanto non è di scena. Questa definizione rafforza l'idea che il porno rappresenti una sorta di stadio avanzato di un percorso figurativo che contempla l'esclusione dell' Io. In questa direzione C.B. prende a modello il porno, come luogo determinato dall'assenza di soggetti psicologicamente e emotivamente attivi interpretandolo come luogo esistenziale della propria estetica più che come modello peculiare.
È a partire da tale premessa che il film si avvicina alla ricerca figurativa di Francis Bacon, e di gran parte della pittura moderna: il corpo non è più un' unità compiuta ed organica, o soggetto, bensì una composizione, un feticcio scomposto (cubismo) o de-composto (lo stesso Bacon) nei frammenti di uno studio anatomico. Se il corpo costituisce infatti il paesaggio del porno, soggetto e poi oggetto dell' azione che avviene al suo interno, allora l' idea del film è quella di liberarlo da tale meccanicità dialettica. Ciò avviene prima attraverso la frammentazione dello spazio e dunque del corpo in unità percepite autonomamente, poi nella loro deformazione analogica. L' autonomia dei singoli frammenti, ora brandelli estranei al proprio spazio corporale de-costruito, porta l'osceno in una dimensione che oscilla tra il fisico (lo spazio della rappresentazione manipolato da filtri analogici che lo rendono meno riconoscibile) e il fuori campo, l'invisibile.
La dimensione immaginifica del fuori campo si rivela nel film attraverso la sua struttura ciclica. Osceno si apre e si chiude nell' ombra di un vecchio fotogramma di pellicola cinematografica in bianco e nero 35 mm in cui la mente di un uomo è attraversata da un occhio che guarda verso lo schermo e che si dissolve nel finale al suo interno.
La de-costruzione avviene attraverso l'utilizzo di una camera MiniDv che riprende alcuni filmati porno concentrandosi solo su alcuni dettagli anatomici. Durante le riprese si è fatto uso di pellicole super8 amatoriali e 35mm di vecchi film i cui fotogrammi sono stati sovrapposti fisicamente all'ottica della macchina digitale e ne hanno determinato le trasparenze di colore e la luminosità. Sono anche stati usati altri filtri analogici quali lenti di ingrandimento e deformanti, vecchi obbiettivi di macchine fotografiche, tubi in cartone e plastica, barattoli di vetro, gelatine colorate. Questo aspetto porta Osceno in uno spazio fisico meno riconoscibile, verso l'astrazione. Il formato digitale MiniDv a bassa definizione, viene ibridato maggiormente da un approccio analogico e materico che agisce sulle forme riprese, distruggendole, smembrandole, deformandole e contaminandole con vecchi riflessi di pellicole annebbianti. La tensione all'invisibile, al nebuloso che passa attraverso l'analogico e il filmico, è una posizione estetica che scherza nostalgicamente con l'iperrealismo dei mezzi moderni, dell'alta definizione.

Giuseppe Boccassini