TFF30 - SMETTERE DI FUMARE FUMANDO, Gipi e le sigarette


Dopo "L'Ultimo terrestre" Gian Alfonso Pacinotti torna alla regia. Il suo è un curioso esperimento tra documentario e finzione, con l'autore anche protagonista auto-ripresosi mentre cerca drasticamente di smettere di fumare. In Concorso.


TFF30 - SMETTERE DI FUMARE FUMANDO, Gipi e le sigarette
Per fare una riflessione su un "oggetto" poco identificabile come "Smettere di fumare fumando" di Gipi bisognerebbe chiarirsi su un punto: ciò che vediamo sullo schermo è effettivamente ciò che ci viene presentato (il regista che si riprende "davvero" nei primi difficili giorni di astinenza dal fumo) o siamo di fronte a una ricostruzione ad uso delle (micro)camere?

"Ufficialmente" (e proviamo a crederlo) il regista-autore-attore ha deciso, per tenersi impegnato e avere in qualche modo uno sprone, di riprendere - con un equipaggiamento portatile ma di alta qualità (con qualche distorsione dell'obiettivo qua e là, ma voluta) - i primi dieci giorni della sua astinenza da fumo. Da una quarantina di sigarette a zero, l'obiettivo.

L'unica regola che Gipi si è posto (pare) è quella di montare il girato alla fine di ogni giornata, senza tornarci più sopra. Tra alti e bassi inevitabili, momenti di puro delirio ("L'astinenza da nicotina è figa, fa diventare pazzi", confessa dopo le prime ore) e tentativi di distrarsi dal pensiero costante della sigaretta (i video folli che un amico gli passa via internet sono tra le cose più divertenti del "film", anche se la reazione rabbiosa di Gipi - comunque simpatica - pare un po' montata ad arte), il video-diario anti-fumo procede.

Co-protagonisti - più o meno consapevoli - la fidanzata Meri, l'anziana madre (che gli dice di fumare, e non capisce tutti questi sacrifici...), qualche amico. Un momento di catarsi auto-analitica che - dice lo stesso Gipi verso la fine - non era pensato per diventare pubblico, ma al massimo per farsi quattro risate tra amici.
Le quattro risate se le fa anche lo spettatore, con alcuni momenti più riusciti (la fissa del pene sottile, il tabellone luminoso parlante, la voglia di uccidere il giovane regista che lo va a trovare per un consiglio...) e altri in cui ci si chiede: "Ma che ci faccio qui?".

Si potrebbe anche arrivare a citare il Kim Ki Duk di "Arirang", ma ogni analisi possibile viene - astutamente - prevenuta dallo stesso Gipi con la doppia auto-critica (e non autocritica, sia chiaro!) affidata al giornalista chiuso nel suo bagno che lui picchia e sodomizza per aver tirato in ballo questo o quel riferimento (non pensiate a Lynch, al massimo a Bud Spencer...).

A suo modo geniale, a suo modo folle, a suo modo imperdibile, a suo modo evitabile.

23/11/2012, 18:30

Carlo Griseri