Note di regia del documentario "Fatti Corsari"


Note di regia del documentario
Il flusso narrativo segue un pedinamento costante delle azioni quotidiane del protagonista, alle prese con una sfida personale e mimetica, l’ossessione e la perdita dell’identità, ricorrendo ora alla presa diretta ora alla messa in scena più classica, assecondando l’umore e gli stravolgimenti in corso d’opera della vita di Alberto Testone.
Il percorso drammaturgico del film si dipana su due piani narrativi.
Uno è l’occhio esterno, oggettivo, che attraverso gli incontri di Alberto con il suo passato raccoglie e testimonia pensieri e sentimenti degli interpreti dei nuovi scenari sociali, e di riflesso documenta le emozioni e le difficoltà del percorso umano e professionale di Alberto, svelando i retroscena del documentario.
In questo modo ripropone attraverso le parole scritte dal poeta e i racconti dei suoi amici più intimi e meno conosciuti, il tema doloroso della realtà sociale e politica di un’umanità. contemporanea sempre più distante “dai reali richiami del cuore” e sempre più manchevole, “dal rifiuto profondo a essere diversi: a rispondere del selvaggio dolore di essere uomini”.
L’altro piano narrativo, più intimo, racconta l’irrefrenabile ambizione di Alberto di diventare attore e cimentarsi sui palcoscenici, di mettersi in scena e a nudo, partendo dalla consapevolezza profonda di avere un volto straordinario che parla da solo: perché a volte non si giudica un attore soltanto dalla sua bravura tecnica, ma anche dalla storia che il suo volto racconta.
Fatti Corsari parte da qui.
La scommessa personale di Alberto si intreccia con la Storia della città, della sua memoria e dei suoi luoghi millenari (l’arteria del Tevere, dove si faceva il bagno da bambino). Di sottofondo il legame sotterraneo con il cinema, che ha toccato la vita di ogni personaggio incontrato da Alberto, gli permette di muoversi nel solco di un immaginario comune.

Stefano Petti ed Alberto Testone