Fondazione Fare Cinema
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Note di produzione de "L'Insolito Ignoto
- Vita Acrobatica di Tiberio Murgia"


Note di produzione de
Quasi mezzo secolo di carriera, 155 film, un pezzo di storia del cinema italiano attraversato con l'inconfondibile presenza altera e imperturbabile che ha codificato lo stereotipo del meridionale irascibile e focoso. È Tiberio Murgia, sardo di Oristano, scomparso nell’agosto 2010 all’età di 81 anni, attore di cinema e teatro, una vita da caratterista di successo da quando il regista Mario Monicelli lo prese dalla strada e lo scritturò nel 1957 per il ruolo di Ferribotte nel film “I soliti ignoti” trasformandolo in siciliano. Da allora Murgia ha attraversato generi e sottogeneri del cinema, indossando sempre la maschera del siculo geloso e sciupafemmine, diventando una presenza fissa della commedia italiana. Qualche titolo: “La grande guerra”, “L’audace colpo dei soliti ignoti”, “La ragazza con la pistola”, “Costa Azzurra”, “Caccia alla volpe”. Ha lavorato con i più grandi: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Totò, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Vittorio De Sica, Peter Sellers, Adriano Celentano, Peppino De Filippo, Lando Buzzanca, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Nanni Loy e tanti altri.

La storia artistica di Tiberio Murgia si fonde, e soprattutto confonde, anche con la sua storia personale, quella di un sardo che si riscatta dopo un'infanzia e una giovinezza di fame e stenti: quarto di nove figli, padre contadino, a scuola fino a otto anni poi subito a lavorare per necessità familiare; quindi l’emigrazione a Roma, fedifrago per questioni di tradimento, manovale col piccone e una vita da lavapiatti davanti, fino all’incontro del destino con Mario Monicelli. Il documentario racconta l’uomo e l’attore, incrociando l’avventurosa e sbalestrata vita privata con l’intensa e fortunata carriera cinematografica e teatrale, partendo dalla natia Sardegna, passando per il successo fino ai giorni nostri. Il collante è una lunga intervista (in gran parte inedita, raccolta due mesi prima della morte, più materiali d’archivio), irrobustita da testimonianze di familiari (i figli Manuela, Giampiero, Graziella e Anna; la sorella Zaira e il fratello Salvatore; la nipote Manuela), amici di infanzia (Carletto Atzori, Nino Manis e Giovanni Pinna), registi (Mario Monicelli, Corrado Farina; Mariano Laurenti; Filippo Martinez; Paolo Todisco) attori (Lando Buzzanca; Nino Castelnuovo; Vittorio Congia; Enzo Garinei, Riccardo Garrone; Benito Urgu; Saverio Vallone; Marco Leandris) e attrici (Claudia Cardinale, Maria Grazia Buccella; Valeria Fabrizi; Marcella Rufini; Antonella Lualdi; Giorgia Moll; Gina Rovere, Vittorina Ledda) colleghi di lavoro (Mario Maldesi, direttore di doppiaggio); critici (Goffredo Fofi, Emiliano Morreale, Steve Della Casa, Marco Giusti) e inframmezzata dalle scene dei film che ha interpretato e dalle partecipazioni a trasmissioni televisive. Un coro di voci che va a formare il mosaico della sfuggente personalità di Murgia e del posto che occupa, degnamente, nel cinema italiano.