Fondazione Fare Cinema
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RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI - I nostri "indignados"


Il lavoro di Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone analizza il movimento a partire dalla manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma


RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI - I nostri
Fa uno strano effetto - ed è uno dei motivi di maggiori interesse - vedere oggi, a solo pochi mesi di distanza dai fatti, un instant-doc come questo "Rimetti a noi i nostri debiti" di Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.

E' strano perché sembra passato molto più tempo (per chi si ricorda!) da quel 15 ottobre 2011, quando a Roma e in moltissime altre capitali del mondo milioni di persone sono scese in piazza per manifestare contro la crisi economica e - soprattutto - contro le politiche intraprese dai governi occidentali per cercare di arginare il problema.

E' strano perché sembra cambiato poco o nulla nelle gesta dei governi "accusati", nonostante l'incredibile movimento popolare - superiore a ogni aspettativa - che gli "indignados" hanno saputo portare in piazza in tutto il mondo. "Siamo il 99% del pianeta", era uno degli slogan, "le cose devono per forza cambiare": per ora poco o nulla, purtroppo.

E' ancora più strano per noi italiani, perché quel giorno nelle cronache di casa nostra era stato "inquadrato" solo come giorno di scontri e di una Roma messa "a ferro e fuoco": a vedere questi 46' di documentario, invece, si scopre che quella è stata solo una frangia marginale, messa sotto la lente dai media che così hanno oscurato i tantissimi discorsi seri e problematici che la "piazza" ha messo in gioco (in alcuni casi in modo un po' confuso...).

Un fiume di gente da tutta Italia e dall'estero, che meritava (e merita tuttora) risposte concrete. Si parla anche del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e del suo "potenziale" successo - ora ancor più evidente dopo l'ultimo turno elettorale.

"Rimetti a noi i nostri debiti", con un ritmo sostenuto e un montaggio riuscito, propone un quadro definito di quella giornata e di ciò che c'è (c'era?) dietro: per non dimenticare e per continuare a chiedere.

28/05/2012, 09:00

Carlo Griseri