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L’Orrore sulla Carta, cinquant’anni di manifesti Horror


Da “Diabolik“ di Mario Bava del 1968 a “L'uccello dalle piume di cristallo” del 1972 di Dario Argento, da i “Vampiri” di Riccardo Freda del 1975 a “Zombie2” di Lucio Fulci del 1979. Sono queste alcune tra le 60 locandine, fotobuste e manifesti originali di film horror italiani della mostra “L’orrore sulla carta” esposte in occasione della prima edizione della rassegna cinematografica “Operazione Paura” che si terrà a Seravezza dal 24 al 27 maggio. La mostra, che sarà inaugurata domenica 20 maggio alle ore 18.00 presso il Palazzo Mediceo di Seravezza (Lucca), è unica in Italia nel suo genere per la rarità e numero di esemplari esposti

I pezzi, provenienti dalla collezione privata del critico cinematografico e collezionista Roberto D’Onofrio, ripercorrono la storia del cinema di genere italiano dalla fotobusta originale de I Vampiri di Riccardo Freda del 1957, il primo horror italiano riconosciuto come tale, iniziato da Freda e completato da Mario Bava, a Wrath of The Crows di Ivan Zuccon, l’ultimo film horror italiano in ordine cronologico, in uscita nelle sale nella primavera 2013. Visitatori e appassionati del genere avranno la possibilità di ammirare tra gli altri rarità e prime stampe di manifesti originali di film cult di Dario Argento, come Il gatto a nove code del 1971 (di cui saranno esposte anche la locandina e dieci fotobuste originali), di Mario Mancini con Frankenstein ’80 del 1972, unico film di Mancini come regista (in seguito si specializzerà come fotografo di scena), locandine e fotobuste di Mario Bava (la prima e la seconda ristampa di Terrore nello spazio del 1965 e Shock del ’77), la locandina numerata ed autografata dal regista Lucio Fulci del film Zombie2 del 1979, e molte altre ancora. All’interno dell’esposizione sarà presente una sezione dedicata ai “memorabilia horror” (oggetti legati a film horror) con numerose edizioni limitate di uscite straniere (Cina, Germania) di film horror italiani e oggettistica proveniente dai set cinematografici.

La peculiarità dei manifesti, locandine e fotobuste in esposizione appartenenti agli anni sessanta fino a quelle degli ultimi anni settanta è quella di essere delle vere e proprie illustrazioni curate dai più illustri disegnatori dell’epoca. Dagli anni sessanta, infatti, la figura dell’autore di manifesto subirà una trasformazione, diventando sempre meno “pittore” e sempre più “grafico pubblicitario” in grado di progettare un prodotto che si avvia a essere decisamente commerciale di pari passo con la diffusione sempre più allargata dell’informazione e della pubblicità che faranno del manifesto uno dei media maggiormente usati nel secondo dopoguerra.

20/05/2012, 09:00