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Note di regia de "I Colonnelli di Roma"


Note di regia de
I Colonnelli di Roma é un documentario sulla decadenza dell'Italia contemporanea.
Il film viene girato il 17 Marzo 2011, giorno delle celebrazioni del Centocinquantesimo anniversario d'Unità d'Italia. Una data orami sclerotizzata dalla frustante strumentalizzazione degli apparati informativi. Abuso contagioso di politica e cervello, tentativo di glorificazione del potere. Nel nostro film l'Unità d'Italia resta dunque un pretesto, un pretesto attualissimo alla luce dei recenti cambiamenti verso il nuovo regno della tecnocrazia. Un pretesto che cerca la chimica dei suoi interlocutori, prendendoci per mano verso l'ultima moralità.
A parlare otto personaggi, esponenti di una residuale controcultura italiana. Capitani coraggiosi, a tratti mitologici: oratori del contemporaneo. Gli incontri vengono pianificati casualmente, appuntamenti rubati da una qualche chiamata avvenuta solo all'ultimo istante. Contatti telefonici che stavano in rubrica, archiviati durante un festival o ad una retrospettiva a loro stessi dedicata, numeri che aspettavano di essere chiamati. Il cinema come incontro, catalizzatore dunque, tra noi ed il resto. Con loro cerchiamo di riportare i toni su una questione di sentimento e anima, un dialogo infinito di coscienza individuale, violenta e polemica. E' in questa controversialità avventurosa che I Colonnelli di Roma trova forma ed equilibrio. Una verbalità a tratti minacciosa, pronta a destabilizare patria e senso d'italianità, ma in grado di generare costantemente lucide traiettorie di azione verso lussuosi spazi tematici; il Giappone, la New Hollywood, i fuochi d'artificio.
Le strade di Roma sono il palcoscenico della nostra operazione filmica e di questa contemporaneità, governata da quell'estetica dilagante di simboli e prospettive distorte da falsi miti. Una pluralità di elementi storicizzati ed archiviati dalle epoche, dai manuali scolastici; una classificazione museale che cerchiamo di scansionare attraverso ibridazione di pratiche. Si tratta infatti di un film altamente contaminato, un film di voci e tecniche, che unisce l'agilità dell'alta definizione a frammenti di pellicola e materiale d'archivio.

Enrico Masi, Stefano Migliore, Alberto Gemmi