La produzione indipendente "
The Summit" di
Franco Fracassi e
Massimo Lauria sui fatti del G8 di Genova in concorso nella sezione
Panorama Documentario della
62esima edizione del Festival di Berlino si rivela la versione documentaristica del film di
Daniele Vicari, "
Diaz Non pulire questo sangue".
Entrambi i film non fanno nulla per nascondere una precisa volontà politica del governo italiano e dei paesi occidentali di bloccare un movimento globale che aveva la pretesa assurda di intralciare i vertici mondiali.
Ma mentre Diaz e pur sempre un´opera di finzione, seppur coraggiosa, i due autori di "
The Summit" forniscono un ottimo esempio di giornalismo d´inchiesta che ripercorre attraverso numerose testimonianze di manifestanti, giornalisti e di chi ha vissuto quei tragici giorni, pagine di documenti, infinite ore di ascolto di intercettazioni telefoniche, video e fotografie, le tappe principali di una strategia messa in atto dalle forze politiche per screditare ed indebolire un movimento globale che stava per rivelarsi “un pericolo pubblico da scongiurare e prevenire”.
“Ho sentito il bisogno di far luce sugli eventi di quei drammatici giorni che hanno lasciato un segno indelebile non solo sul mio corpo ma soprattutto nella mia anima. Ho impiegato sette anni prima di rivedere le immagini di quei momenti”. Così Fracassi, già autore di "
Zero", inchiesta sull´11 settembre 2011, presenta il film al pubblico della Berlinale.
Insieme a Lauria, anche lui a Genova nel 2001, i due registi firmano un documentario controcorrente che con uno stile asciutto e con musiche di sottofondo molto efficaci vuole contrastare i tentativi ancora in corso dei mezzi di informazione e delle autorità di manipolare la verità su quanto successo a Genova in quei giorni di luglio.
Un viaggio che parte da Seattle, dove il movimento ha preso forma, fa sosta a Napoli per arrivare a Genova dove la protesta viene soffocata nel sangue a piazza Alimonda, con la morte di Carlo Giuliani. “Non un caso, ma un´operazione semplare per lanciare un messaggio definitivo al movimento”, denuncia il portavoce del Genova Social Forum Vittorio Agnoletto, che nel film ricostruisce con dovizia di particolari le motivazione dietro l´omicidio di Giuliani, "un ordine dall'alto".
Il documentario non risparmia nulla della condotta violentemente repressiva delle forze dell´ordine. “ Sembravano bestie inferocite” dichiarano le vittime dei pestaggi e degli abusi commessi dai poliziotti nella caserma di Bolzaneto alla ricerca disperata dei famigerati black bloc,individui muniti di passamontagna e maschere antigas che puntualmente e misteriosamente compaiono nei cortei per distruggere tutto quello che capita loro a tiro.
“Nonostante avessi piu volte urlato che ero un giornalista mi hanno massacrato di botte”. Sembra ancora scosso il gionalista Mark Covell ridotto in coma nel raid alla scuola Diaz. “Per me e´stato difficile partecipare a questo lavoro di inchiesta, ho impiegato un anno per riguardare le immagini di quel brutale pestaggio”, confessa Covell alla fine della proiezione.
E in una vicenda che ha determinato una frattura insanabile tra la polizia e i manifestanti, per la prima volta in un documentario parlano anche gli agenti. “Abbiamo ascoltato tanti poliziotti che hanno accettato di dare la loro versione dei fatti. Alcuni di loro hanno persino criticato l’operato delle forze dell’ordine”, dice Fracassi.
Un comportamento inspiegabilmente violento che la rappresnetante di Amnesty International, presente alla proiezione, ha di nuovo ribadito essere stato una delle piu gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze dell´ordine in uno stato democatico .
“Ma restano ancora tanti dubbi su quanto veramente accaduto in quei giorni, concludono Fracassi e Lauria, e il nostro documentario vuole essere un contributo concreto per fare luce su una delle vicende piu drammatiche della nostra storia”.
15/02/2012, 17:32
Monica Straniero