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FESTIVAL DI TORINO "Bad weather", una vita di prostituzione


Il film di Giovanni Giommi è un viaggio a Banishanta conosciuta in Bangladesh come "isola bordello". Un doc che colpisce, ricco di immagini di qualità


FESTIVAL DI TORINO
Una barca conduce un gruppo di uomini verso un'isola abitata da prostitute di diverse età. A guidarla, con sguardo severo e cupo, è il compagno di una di loro.

Così, dopo una serie di brevi interviste, ha inizio "Bad weather", l'ultimo lavoro di Giovanni Giommi prodotto tra Germania e Regno Unito e presentato in concorso nella sezione "Italiana.Doc" della 29a edizione del Torino Film Festival.

Costeggiando in un primo momento l'isola di Banishanta, immersa nella nebbia mattutina, la macchina da presa raggiunge la striscia di terra a sud del Bangladesh, conosciuta dai più come l'isola-bordello. In quel luogo, dove la lussuria si mescola alla povertà, a "tirare la carretta" sono proprio le donne, che con regolare licenza vendono il corpo per donare ai propri figli un futuro migliore, nella speranza che non debbano essere costretti a seguirne le orme.

Intanto la pietra si sgretola, le acque del fiume Pashur ribollono fortemente e l'isola sembra prossima alla catastrofe climatica, come se una mano più grande vi avesse puntato il dito, considerandola terra di peccato.

Per esplorare i villaggi e gli ambienti circostanti, Giommi si affida a lunghe panoramiche, all'interno delle quali si muovono i personaggi di una società per cui una tv a colori resta ancora un bene di lusso riservato a pochi, e il rispetto per i diritti umani sembra misconosciuto. La regia non è mai invasiva e nel descrivere condizioni estreme di vita riesce a non cadere nel tranello della "facile emozione".

Se la missione per un buon documentario è quella di creare la giusta sintonia tra forza della narrazione e qualità delle immagini, per "Bad weather" si può dire compiuta.

01/12/2011, 13:00

Antonio Capellupo