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"FATHER" di Pasquale Squitieri, un film di denuncia sociale


Squitieri realizza un film di denuncia su come la mafia si sia infiltrata nella società e ne controlli il potere e le istituzioni. Nel cast Fachinetti, Nero e Cardinale.


L’azienda turistica di Campione d’Italia ha ospitato all’Auditorium l'anteprima del film “Father” di Pasquale Squitieri. Un luogo insolito, lontano dai grandi circuiti e dai festival glamour. "Nessun festival mi aveva invitato" - ha confidato il regista - "sono troppo vecchio per propormi. A Campione ho un amico fraterno, il professor Zora che mi ha chiesto di proiettarlo qui e ho accettato. Sentivo il dovere di realizzare questo film che avevo concepito diversi anni fa, non è stato facile, abbiamo avuto dal Ministero solo 400'000 euro e abbiamo lavorato tutti gratis".

"Father" è un film di denuncia sociale di come la mafia si sia infiltrata nella società e ne controlli il potere e le istituzioni. Protagonista è Mark, interpretato da Andrea Fachinetti, il figlio di Ornella Muti che vive a Filadelfia con il padre, un immigrato siciliano proprietario di un calzaturificio, interpretato da Franco Nero. Con loro vive anche una donna (Claudia Cardinale), ufficialmente la loro governante. Mark è legatissimo al padre, che odia la violenza e è in apparenza un modello di onestà e quando viene ferito in circostanze misteriose non esita a uccidere per vendicarlo. Purtroppo la realtà è molto diversa dalle apparenze, Enrico è un mafioso che ha indotto il figlio a uccidere il capo mafia di Filadelfia per prenderne il posto e scoprirlo costerà molto caro a Mark.

La mafia e le organizzazioni criminali sono temi che ricorrono del cinema di Squitieri, autore di "Camorra", de "I Guappi", del "Prefetto di Ferro" e di "Corleone", film che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Napoletano di origine, ne ha avuto esperienza diretta “La Camorra ha radici nel mondo contadino, come contropotere che si rifiutava di pagare le tasse al re e nello stesso tempo cercava di coinvolgere uomini della Chiesa perché erano colti. Le riunioni camorristiche iniziavano sempre con le preghiere. Io sono cresciuto nel rione Sanità, c’era un capo camorra che si chiamava Naso di Cane. Una volta pagato l’obolo nessuno aveva problemi, non c’erano scippi né rapine e nemmeno si vedevano in giro poliziotti perché non occorrevano, pensava la camorra a garantire l’ordine. La camorra aveva una sua morale, non faceva quello che non voleva accadesse ai propri figli, per esempio era bandita la prostituzione. Chi cambiò le regole fu Lucky Luciano che arrivò in Italia insieme ai colombiani portando la droga e i guadagni facili. Lo si poteva incontrare al California, era il suo locale e cenava sempre lì la sera, nei suoi occhi neri c’era la morte. A Napoli c’erano poliziotti che facevano i killer per Raffaele Cutolo. Ora le cose sono anche peggio, a Roma le auto fanno la fila davanti alle prostitute minorenni e nessuno interviene, mezza Milano è stata svenduta ai cinesi che a Roma hanno acquistato anche i caffè storici pagandoli in contanti e Sarkozy ci fa la carità di tenerci in Europa”.

22/11/2011, 17:57

Ambretta Sampietro