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"Cavalli", dal Festival di Venezia un film
sulla responsabilità e sulla crescita


L'esordiente Michele Rho sceglie gli Appennini per raccontare le esperienze di vita di due fratelli con caratteri e sogni diversi, sul finire dell'Ottocento.



Vinicio Marchioni in una scena di "Cavalli"
Alessandro e Piero sono due fratelli che, sul finire dell'Ottocento, vivono in una casa sperduta tra gli Appennini. La montagna offre loro svaghi e divertimenti, tra un tuffo notturno nel fiume e una gara fra i boschi sui carretti di legno. Ma l'idillio è destinato a finire, quando sopraggiunta la morte della madre, il severo padre decide di responsabilizzare i due ragazzini. Venduti dei beni compra due cavalli non domati e li affida a loro. Il messaggio è chiaro, da quel momento in poi nessuno si prenderà più cura dei due fratelli, ma saranno loro stessi a dover dimostrare di saper diventare uomini.

Nelle sale dal 21 ottobre, "Cavalli" segna l'esordio alla regia di Michele Rho, prodotto da Settembrini Film in collaborazione con Rai Cinema e già presentato nella sezione "Controcampo Italiano"della 68a Mostra del cinema di Venezia.

Forte di una buona e curata fotografia, che ben restituisce le bellezze paesaggistiche della Toscana agli occhi dello spettatore, il film sembra invece carente in fase di sceneggiatura e recitazione. La scelta di voler seguire le diverse "strade della vita" dei due fratelli, rende il racconto poco lineare e costringe il regista a tenere insieme i pezzi delle vicende con soluzioni un po' troppo semplici e inverosimili, come il far riconoscere in pochi secondi due persone conosciutesi da bambini e ritrovatesi adulte.

L'intenzione è quella del romanzo di formazione e, a parte la sensazione del "già visto", l'autore riesce a creare dei personaggi con una loro forte identità caratteriale in un realistico contesto "in costume". Il problema si pone nel momento in cui decide di mettere loro in bocca delle battute didascaliche, quando basterebbero uno sguardo o un gesto per comunicare dei messaggi.

Nonostante certe scelte più vicine alla fiction televisiva, Rho dimostra di avere padronanza del mezzo cinematografico e firma un'opera ambiziosa e sentita, che forse non sarà molto aiutata nell'uscita in sala da un titolo di scarso "appeal commerciale". Ma per questo, al botteghino l'ardua sentenza...

16/10/2011, 09:00

Antonio Capellupo