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Un altro Muccino per "Un Altro Mondo"


A Natale il nuovo film di Silvio Muccino che cerca di raccontare se stesso e la difficile strada della crescita.


Un altro Muccino per
Sono cambiato. E' questo che sembra voler dire Silvio Muccino nel suo ultimo film, "Un Altro Mondo". La sua opera seconda sembra solo un modo per far sapere a qualcuno i passi intrapresi nella vita, purtroppo non allo spettatore. "Un Altro Mondo" più che un film sembra l'esigenza di mostrare il vero sé, le proprie conquiste, un'indipendenza spesso negata per l'opprimente presenza di qualcuno. Tutto il resto è cornice, è pretesto per mettersi davanti alla macchina da presa e comunicare, tramite le proprie battute e quelle messe in bocca agli altri personaggi, a un interlocutore nemmeno poi tanto misterioso.

L'Africa, il fratellino di colore, il papà sul letto di morte in Kenya, la mamma di alabastro, la fidanzata anoressica, gli amici inconsistenti, il miglior amico che più scemo non si può, sono solo il condimento al cammino del protagonista, sono solo spunto per mostrare i dubbi di un ragazzo che ha tutto dalla vita ma vuole altro, pretesti per arrivare a poter dire "tutto questo mi ha cambiato".
Silvio Muccino sembra puntare solo a mostrare (forse ai genitori così bistrattati nel film) che è più bravo, almeno uguale o comunque diverso dal fratello.
Purtroppo però lo stile più che distinguerlo lo assimila a Gabriele; un susseguirsi di scene parossistiche, tra primissimi piani e musica dal ritmo sostenuto e febbrile, senza un attimo di respiro, senza dare a personaggi e spettatori un momento per riflettere, alla sceneggiatura una pausa per crescere. Ogni scena, affogata nei dialoghi (se non parlano gli attori arriva la voce narrante), potrebbe portare per contenuti e tensione, a estreme conseguenze; morti, abbandoni, litigi furenti, ultimatum, conti col passato. In realtà, malgrado questa ininterrotta sequela, il film non coinvolge e non decolla, e già dalle prime parole della voce fuori campo del protagonista, si intuisce come andrà a finire.

Silvio Muccino appare ancora troppo impegnato a dimostrare per riuscire a mostrare e fa fatica ad esprimersi nel linguaggio cinematografico; l'impegno di scrivere, interpretare e dirigere deve comunque essere affiancato da un'ispirazione che difficilmente arriva quando la mente è impegnata da altro.
Visti i mezzi a disposizione, gli auguriamo presto di trovare la forza per superare i blocchi ed esprimersi al meglio. Una volta libero, se il talento c'è, sarà sicuramente in grado di uscire e regalare al pubblico qualche momento di sano intrattenimento.

20/12/2010, 19:13

Stefano Amadio