Un sapore che si fa ricordo. Questo il punto di partenza di Magna Istria. Nessuno poteva sapere quale sarebbe stato quello darrivo, ma il solo imbattersi nellabbraccio daddio tra una madre e una figlia portata via su un carro a Pola, in una delle poche immagini di repertorio del terribile febbraio del 1947, non poteva non segnare landamento del documentario : un giro in Istria, alla ricerca di una ricetta introvabile.
LEsodo giuliano-dalmata molti di noi lhanno studiato poco a scuola. Forse anche per questo che nella memoria collettiva del popolo italiano ci sono davvero poche tracce del dolore che ha spezzato unintera popolazione allindomani del secondo conflitto mondiale. Ma la cessione dellIstria alla Yugoslavia come debito di guerra, fa parte di uno dei pi tristi momenti della storia dItalia, che gi ragguagliava bene sullindolenza delle classi politiche che sarebbero venute dopo. A partire da quelle che per prime hanno fatto a scarica barile cercando di insabbiare tutta la vicenda. C stato pi di un motivo che mi ha spinto ad accettare di fare questo film, pur sapendo che, per altrettante ragioni, raccontare dellesodo non sarebbe stata una cosa facile. Nel cercare la ricetta abbiamo fatto conoscenza con i luoghi che inconfutabilmente parlano di cio che accaduto : il Silos a Trieste, i paesi abbandonati allinterno della penisola istriana, lasciando via via la parola a quanti, siano essi andati, rimasti, a volte anche persone di origine slava, sono stati toccati dagli avvenimenti. Ma pi che infilarci nel labirinto asfittico dei perch della cattiva informazione dei fatti dIstria, rea, tra laltro, dellisolamento in cui si ritrovarono gli esuli, fatti passare come fascisti in fuga, abbiamo cercato di raccontare di un presente in cui lIstria anche attraverso le sue pietanze che non dimentica i suoi figli persi. Un presente in cui continuano ad intersecarsi la storia e la storia di una terra di confine, dove la convivenza delle pi disparate etnie rende arduo qualsiasi proposito di definire lidentit istriana, dove gli aromi della sua fantasiosa cucina sembrano offrire altre possibili vie di riconciliazione.
Cristina Mantis