Fondazione Fare Cinema
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Ad "Annozero" di Michele Santoro la protesta
dei lavoratori dello spettacolo


Ad
La protesta dei lavoratori dello spettacolo è finalmente approdata in televisione, magica scatoletta che rende tutti felici e protagonisti. Annozero, prima serata. Sembrava essere il teatro ideale per far sentire la propria voce e per uscire dall’ambito degli addetti ai lavori, per far conoscere al grande pubblico televisivo quali sono i problemi del settore, che si tratta di una battaglia per il lavoro legittima, non un elitario capriccio di pochi raccomandati e soprattutto che ci sono da parte dei lavoratori non sterili critiche ma proposte concrete su cui discutere. Purtroppo nella l’obiettivo è stato raggiunto solo in parte. La giornata del 18 novembre era iniziata a Montecitorio, con una manifestazione organizzata in occasione di un consiglio dei ministri che però non ha avuto luogo a causa della crisi. La manifestazione si è tenuta ugualmente nonostante la pioggia e nonostante l’assenza di un interlocutore. Questo governo è ormai solo una sagoma sorretta da pali marci erosi dai tarli. Mentre un comitato d’affari si spartisce la torta in qualche paradiso fiscale caraibico, a difendere la decadente scenografia è rimasta solo qualche disarmata comparsa impegnata in patetiche difese d’ufficio.

Ad Annovero il ministro per i beni e le attività culturali è stata solo una figurazione speciale (come vengono definite in gergo le comparse parlanti), ma bisogna riconoscere a Sandro Bondi un certo stoicismo e una buona propensione al martirio. Gli perdoniamo di avere confuso Paolo Sorrentino con Matteo Garrone: nella sua scomoda posizione chiunque avrebbe perso la lucidità. I lavoratori dello spettacolo, dal collegamento in diretta dalla Fontana di Trevi hanno dovuto dividere la piazza televisiva con i terremotati de L’Aquila e inoltre non c’era nessun rappresentante di categoria in studio per poter rendere maggiormente incisiva la loro presenza. Non c’è stato quindi modo e spazio per poter approfondire riguardo certe istanze fondamentali, ma la scatoletta magica è fatta così, tutto inghiotte, consuma e brucia, dai crimini più efferati ai disastri naturali, dalle battaglie sul lavoro agli scandali sessuali, in un fuoco effimero e superficiale che non scotta mai davvero. Arrivare a parlare alle coscienze sopite degli italiani è cosa assai difficile. Non basta il pulpito televisivo da cui predicare quanto è buono, giusto, redditizio e democratico investire in cultura. La democrazia è partecipazione e c’è da parte degli italiani (e anche da parte di molti lavoratori dello spettacolo) una passività diffusa. E’ stato indetto uno sciopero per il 22 novembre nel tentativo di cominciare a far sentire quale sia il peso economico della cultura e dello show business in Italia. Forse qualche ministro comincerà a rendersi conto che gli stipendi dei parenti e amici che ha piazzato in Rai o ad amministrare qualche ente teatrale sono pagati con i soldi delle tasse di chi nello spettacolo ci lavora davvero e con i biglietti strappati al botteghino.


Sandro Bondi e Paolo Sorrentino


Protesta dei registi


19/11/2010, 16:28

Daniele Malavolta