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John Landis e la sua commedia sentimentale in salsa macabra


John Landis e la sua commedia sentimentale in salsa macabra
Chi pensa che non sia possibile mettere in scena una commedia sentimentale in salsa macabra, si sbaglia di grosso. A più di dieci anni dall'ultimo film per il cinema, fa il suo ritorno John Landis, artefice di alcune fra le più irriverenti commedie a cavallo tra gli anni '70 e '80, l'uomo capace di tenere a battesimo il mito di John Belushi con “Animal House” e “The Blues Brothers”. Presentato nella sezione “Extra-L'altro cinema” del Festival Internazionale del Film di Roma, “Burke e Hare” narra le vicende di due scapestrati assassini, poco per professione, più per sopravvivenza, realmente vissuti nella Scozia del XVIV secolo, attraverso uno humor nero ben soppesato e mai banale. Un po' commedia, un po' horror, dunque, due generi amati dal pubblico ma, come ammesso dallo stesso Landis, inspiegabilmente snobbati dai critici: "L'unica commedia che ricordo che vinse un Oscar fu “Io e Annie”,e non ricordo alcun film dell'orrore. Questo è perchè continuano a essere considerati generi di serie “B” da certi critici presuntuosi, gli stessi che apprezzano i costumi solo nei film d'epoca, e non pensano a quanto sia complicato individuare gli abiti per un film contemporaneo".

La sceneggiatura di “Burke e Hare” era finita nel cassetto di un produttore britannico da molti anni, e ciò che affascinò il regista fin dal primo momento era la sfida che gli si poneva dinnanzi:"Dovevo riuscire a fare piacere al pubblico due uomini capaci di compiere i più efferati omicidi, e nello stesso tempo volevo raccontare una storia d'amore. Tutto ciò era troppo allettante". Per dirigere il suo ventesimo film, il regista statunitense è volato in Gran Bretagna, lontano da quella Hollywood che tanti anni fa lo deluse profondamente:"Dopo aver girato “Blues Brothers 2000”, gli studios ci misero mano e lo modificarono facendolo diventare qualcosa che non mi apparteneva. Da allora li ho mandati al diavolo e ho cercato vie diverse altrove, in posti dove tirava aria migliore".

30/10/2010, 08:18

Antonio Capellupo