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Note di regia del documentario "Un Anno
Dopo - Progetto Memory Hunters"


Note di regia del documentario
Un solo sguardo, è quello che ti viene chiesto perché è la cosa più essenziale e più complessa. Quello sguardo che scegli deve frammentarsi e ricomporsi con il mondo che è rimasto escluso dal quadro e devi portarlo avanti fino alla fine. Sei un arbitro, diventi parte di una lotta.
Danilo Barozzi

È stato un viaggio introspettivo, uno sguardo sul significato della parola appartenenza. Un confronto con la consapevolezza della perdita e l’essenza delle vite sospese. L’approccio alla descrizione di una realtà drammatica come quella aquilana deve tenere conto di una capacità di osservazione che sappia valicare i confini del visibile e protrarsi in una dimensione in cui si esplori il non detto. Credo che la forza di questo breve documentario risieda nella capacità di sottolineare non tanto ciò che è accaduto, ma quanto l’universo dei silenzi, degli sguardi delle persone che ne sono protagoniste. Questo è stato l’insegnamento che più di tutti ho fatto mio: la bellezza del reale suscitata dalla verità, un’autenticità figlia di sentimenti universali come il dolore e il senso d’identità.
Carlo Liberatore

Ci sono momenti o periodi trascorsi che ti cambiano diametralmente. Da lì in poi c’è il prima e il dopo quell’esperienza che ti ha condotto in una nuova direzione di vita. Questo film per me è stato tutto questo; un nuovo panorama del cinema, l’avere nuovi punti di vista, la sottile linea di confine che separa la fiction e il documentario, le forze potenziali che governano il cinema segretamente e in ultimo la cosa che mi ha maggiormente stravolto l’animo: la possibilità di fare film con poco e con le proprie forze. L’Aquila è il riassunto di questo, e lo è anche il film che è l’anima velata e sospesa di una città che ha subito un torto, ormai dimenticato dopo un anno esatto dalla tragedia, che racconta un giorno di raccoglimento che culminerà con la fiaccolata e la celebrazione delle 300 vittime, catturando testimonianze, racconti, voci, rumori, silenzi, in un viaggio che inizierà in incognito dentro un pullman, che viaggerà raccogliendo storie che hanno deciso di salire in una corsa senza biglietto e senza meta.
Fabio Ciotti

Questa esperienza mi ha insegnato a guardare il mondo in un modo diverso, a non abbandonare mai un’idea, ma a cercare di costruirla insieme ad altre. Abbiamo lavorato per cercare di raccontare una giornata “normale”, un anno dopo, rispettando i luoghi e l’accaduto nel territorio aquilano. Quello che più colpisce è il silenzio, che regna sovrano nella zona rossa e si allarga sulle case nuove, giorno e notte.
Alessandro Venuto

Questo progetto è il riflesso della costante presenza sul campo di Gianfranco, e del suo impegno affinché ognuno di noi trovasse il proprio sguardo sulla città. Un’esperienza che ci ha insegnato a raccontare una storia in un modo nuovo, e ha rappresentato per tutti noi una notevole crescita, umanamente e professionalmente.
Stefano Ianni