Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia del film "Frammenti di Scienze Inesatte"


Note di regia del film
Frammenti di scienze inesatte” è un film anomalo che non si appoggia alle tipiche strutture del film di genere. E’ piuttosto una sorta di taccuino di appunti, ricolmo di schizzi e di note sulle occupazioni di una serie di personaggi incontrati casualmente lungo la strada. Doveva inizialmente essere un finto documentario su una serie di studiosi dediti a discipline anomale, le scienze inesatte per l’appunto. Poi, mettendo insieme le varie storie, ho sentito il bisogno di creare un legame tra i vari personaggi e di gettare i presupposti per lavori più complessi che sto portando avanti da diversi anni. “Frammenti di scienze inesatte” diviene così il quaderno di appunti per la realizzazione di una trilogia cinematografica dedicata al paese delle scienze inesatte.
Il film nasce dall’unione di una serie di spunti, apparentemente molto lontani l’uno dall’altro, ma che uniti tra loro concorrono nella costruzione di un mondo particolare, regolato da leggi proprie e popolato da personaggi fantastici, che prendono mossa dalla vita reale e che poi si perdono nei meandri di un oscuro “Paese delle Meraviglie”; utilizzo questo termine carrolliano, poiché uno dei primi spunti è per l’appunto quel capolavoro della letteratura vittoriana che è “Le avventure di Alice del Paese delle Meraviglie”. Ma gli elementi di suggestione letteraria non finiscono qui, difatti il lavoro è stato avvolto dall’ombra protettiva e visionaria del misconosciuto Bruno Schulz, autore di un capolavoro assoluto: “Le botteghe color cannella”. Le atmosfere oscure, fantastiche, stranianti, visionarie sono estremamente debitrici a questo colosso della letteratura dell’est europeo.
Volevo che la città in cui si svolge il film fosse una città lugubre, morta, deserta, popolata di sculture barocche, di chiese rinascimentali e di vecchi edifici decadenti; volevo che fosse un agglomerato di vecchi fabbricati attraverso i quali si snodano vicoli tenebrosi dove ci si imbatte in botteghe fiocamente illuminate, ricche di strambe mercanzie, di testi rari, di vecchi balocchi, di oggetti testimoni di storie sorprendenti.
Frammenti di scienze inesatte” nasce inoltre dal desiderio di costruire una favola nera, una fiaba gotica popolata di strambi scienziati e di giovani affamati di apprendere discipline segrete. Come in ogni favola che si rispetti, anche in questa esiste una presenza sinistra che minaccia la normale esistenza dei nostri ignari protagonisti, una sorta di oscura ombra destinata a divenire un agghiacciante minaccia, ovvero il dottor Zacchìa, un tranquillo anatomista alla ricerca del segreto della vita eterna.
Gli elementi che concorrono alla costruzione di questo film sono innumerevoli e quelli finora descritti sono solamente alcuni, forse quelli più importanti. Ma nonostante l’apparente complessità dell’intreccio di suggestioni, ho voluto semplicemente creare una favola adatta a tutti, che sia facilmente leggibile ma decifrabile a vari livelli, comprensibile per chi vuole solamente farsi raccontare una storia e intrigante per chi vuol perdersi nei meandri degli elementi dispersi tra le righe; un gioco di rimandi e specchi nel quale far smarrire chi possiede chiavi di lettura più approfondite.
La mia formazione è legata al disegno, alla pittura e all’illustrazione. Prima di approdare alla realizzazione di opere cinematografiche ho trascorso anni ad inventare un universo su carta popolato da centinaia di personaggi che non aspettavano altro che l’incarnarsi nel corpo di un attore per poter esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni, le proprie ossessioni. Penso che questo sia estremamente importante perché mi pone nei confronti del mezzo cinematografico come creatore d’immagini, sperimentatore visivo e mi impone di utilizzare la macchina da presa come uno strumento ideale per dare vita al mio mondo immaginario che permetta ai miei personaggi di staccarsi dal foglio di carta. Credo nelle enormi potenzialità della tecnologia digitale e cerco di lavorare e sperimentare proprio con questi mezzi, al fine di poter intervenire sul colore, sulle luci, poter inserire elementi inesistenti, cancellare elementi reali,lavorare insomma sul supporto filmico come fa un pittore sulla carta. E’ una strada nuova da percorrere ma con potenzialità stupefacenti e le opere realizzate da vari autori fino a questo momento confermano l’enorme validità di tali strumenti.

Stefano Bessoni