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Note di regia del documetario "50 Italiani"


Note di regia del documetario
La prima volta che sono venuta a conoscenza di questa storia e’ stato durante un progetto di ricerca al Centro Simon Wiesenthal a Los Angeles. Uno dei curatori del centro mi ha raccontato la storia dei 50 Italiani invitandomi prima di tutto come Italiana e poi come regista di documentari a realizzare un film su questo capitolo, ancora poco conosciuto, dell’ Olocausto.
Sono stata immediatamente colpita dall’umanità di questa vicenda e dalla contraddizione intrinseca di questi personaggi. Contraddizioni del cuore umano tra l’ adesione a un’ideologia e il principio del bene, contraddizioni di un’epoca che ormai viviamo in compagnia di Hanna Arendt, Vassilij Grossman, Primo Levi e tanti altri.
Mi è sembrata subito non solo una storia che valesse la pena di essere resa nota, ma soprattutto una storia intrinsecamente cinematografica: di cosa è fatta la magia del racconto cinematografico se non del conflitto esterno o interno al cuore dell’uomo? E in questa storia ci sono entrambi. C’è la lotta per la vita o la morte degli Ebrei sopravvissuti e la lotta interna tra le ragioni della politica e del dovere e quelle di umanità e giustizia interne al cuore di questi 50 uomini.
C’è l’essenza di ogni grande storia in questa lotta tra il Bene e il Male, una lotta in cui i due estremi si fondono e si compenetrano fino a confonderci, ma a farci vedere con ancora maggiore chiarezza l’unica verità a cui forse arriverà il mio documentario: un uomo che salva un altro uomo fa solo una cosa giusta.
Il mio lavoro non parte da una base ideologica, da un “pro o contro”, né tantomeno da un principio di revisionismo storico. Il documentario racconterà le vicende umane reali e storicamente documentate di alcuni uomini sopravvissuti e di coloro che li salvarono.
Nell’iniziare le mie ricerche e la messa a punto del progetto una sola domanda mi ha guidato e tormentato scavandomi dentro: e se fosse toccato a me, in quelle circostanze, decidere cosa fare cosa avrei scelto? Questo dilemma mi ha affascinato e la risposta degli Italiani mi ha spinto ad andare avanti.
Nella storia che vorrei raccontare questi uomini, appartenenti a tutti gli effetti al fascismo, fanno una scelta, per alcuni chiara e cosciente, per altri misteriosa e inconscia, ispirata dalla volontà di fare qualche cosa di buono e giusto.
In un’ epoca in cui tutti imploriamo che non accada mai più trovo che questa vicenda sia attuale e vada narrata.
Vivo negli Stati Uniti da tanto tempo e in questi anni avevo forse un po’ dimenticato l’Italia, abbracciando a pieno l’ America e la sua cultura. Una volta venuta a conoscenza della storia dei 50 Italiani mi sono innamorata nuovamente del mio Paese.
Parlando con i protagonisti di questo capitolo storico - interpellati da me per chiedere se volessero partecipare al mio progetto - ho sentito una tale gratitudine e amore nei confronti degli Italiani e del nostro paese che ho riprovato quell’orgoglio e fierezza che purtroppo per un po’ di tempo avevo dimenticato.
Questi 50 Italiani rimasero interni e ricoprendo ruoli chiave del programma internazionale fascista di Mussolini, ma allo stesso tempo crearono con calma e razionalita’ una cultura di non-cooperazione con le brutali finalità del nazismo. Tutto il mondo grazie anche a grandi film come Schindler’s List o alla fiction dedicata a Giorgio Perlasca conosce singoli episodi simili a quelli che ho intenzione di raccontare. Ma il Centro Simon Wiesenthal considera le azioni di questi 50 Italiani come le più eroiche di tutto il periodo anche perche’ questi uomini hanno salvato nei territori occupati più vite umane di ogni altra persona o istituzione esistente. Questi fatti mi hanno colpito perchè fanno risaltare la caparbietà, l’umanità, l’ingegnosità tipiche di noi Italiani. Come hanno potuto 50 personalità politiche fasciste riuscire a salvare gli ebrei facendola franca? Perché l’hanno fatto? Come ci sono riusciti ? La risposta va cercata nel carattere degli italiani e il raccontare questi aspetti del mio popolo, mi ha enormemente motivato . Il governo di Mussolini, primo alleato della Germania, firmò le leggi razziali contro gli Ebrei nel 1938, ma l’attuazione di questi leggi fu un’altra cosa.
Dopo molte ricerche e riflessioni, posso dire che l’estrema sintesi di queste vicende si trova forse in questa frase di Roberto Ducci:
“Abbiamo fatto tutto quello che era umanamente possibile per prevenire la deportazione degli Ebrei. Non lo abbiamo fatto per essere degli eroi. Siamo stati solo degli esseri umani.”
Roberto Ducci, capo dell’ ufficio Croato del Ministero degli Esteri nel suo diario.
Non ho voluto raccontare questi personaggi come degli eroi perchè credo, proprio come lo credevano loro, che un uomo che salva un altro uomo fa solo una cosa giusta.

Flaminia Lubin