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Note di regia del documentario "Il Piccolo"


Note di regia del documentario
“IL PICCOLO“ non è stato realizzato per raccontare solo la storia (pur importante e unica nel suo genere) del Piccolo Teatro di Milano, ma anche il dualismo tra lo spettacolo e la realtà, la vita e il suo doppio e quindi, in parallelo, la città che da sempre lo ospita, con tutte le sue contraddizioni e le sue aspettative, spesso frustrate, di essere una vera capitale culturale d’Europa.
Significativo, nel sottotesto di questo lavoro, è il discorso sulla qualità della cultura come ineludibile fonte di conoscenza e di reciproca tolleranza. Con i problemi che tutti conosciamo legati ai drammatici tagli del FUS ( Fondo unico per lo spettacolo), nulla credo sia più attuale di questo film dove, grazie alle riflessioni di Giorgio Strehler e Paolo Grassi (non teatri od ospedali, ma teatri ed ospedali), di Sergio Escobar e di Luca Ronconi, da oltre dieci anni alla guida del primo stabile italiano, e di tutti altri artisti che sono intervenuti portando la loro storia, la loro professionalità e la loro umanità, si avverte il come e il perché uno svelarsi sincero del mistero teatrale. Domande non molto retoriche in fondo: perché si fa teatro, perché è necessario investire denaro, fatica e a volte la vita stessa in due, tre ore di spettacolo dove gli uomini ascoltano altri uomini facendoci uscire ogni sera meno soli da una sala. Questa, come sosteneva Nina Vinchi, scomparsa poco tempo fa, è la vera solidarietà.
Eppure non c’è giorno che un teatro, in questo nostro provato paese, non chiuda i battenti (ormai sono già 430), che un cinema non venga trasformato in un outlet, che i concerti si facciano sempre più sporadici... e non sembra ci siano molte speranze per il futuro.
In questo scenario “IL PICCOLO” è, in poche parole, nient’altro che uno dei tanti palloncini neri che si sono alzati nella Piazza di Montecitorio, un grido di aiuto che, unito a tanti altri, forse riuscirà ad arginare l’avanzare del deserto che alla fine non è utile a nessuno.
Come si racconta nel film nella sua scena d’apertura “…La differenza tra l’oasi e il deserto, dice un antico proverbio arabo, non sta nell’acqua ma nell’uomo…”
Ma per sfidare questo imminente quanto arido futuro le idee e le risorse umane pregiate possono non bastare. Va allora creato e velocemente alimentato un circolo virtuoso che scardini i corporativismi, i clientelismi che da sempre operano ricattando la cultura. Va cercata e trovata una nuova modalità produttiva, da noi come nel resto d’Europa. E per ogni forma di spettacolo.
Non a caso Luc Besson, che da molti anni gestisce fuori dei meccanismi assistenzialistici una propria casa di produzione, ritiene che, affinché il cinema francese possa continuare a crescere, è necessario che almeno ogni mese un film francese riesca a interessare il pubblico.
Più o meno quello che avviene a Milano dove, grazie a un continuo scambio fra le realtà più significative del teatro europeo e quelle nazionali, il pubblico può costantemente trovare motivo d’interesse in quello che propone il suo “PICCOLO” storico teatro, a dispetto del misero investimento pubblico complessivo dell’Italia sulla cultura (0.3 del Pil !) da sempre il più basso fra quelli dei paesi sviluppati.
Non si sa se vera o di fantasia, gira una battuta a Montecitorio attribuita a un influente ministro: “Meglio un piatto di polenta che la cultura”.
Eppure “IL PICCOLO” è un teatro che si mantiene solido, che presenta ogni stagione il meglio di quanto avviene nel teatro mondiale, che cerca e trova un suo pubblico giovane.
Ai volti e alle voci di tanti artisti che hanno legato la loro storia a quella del teatro di via Rovello, il compito di tenerci informati sul presente e sul passato, accendendo le emozioni della memoria con i racconti delle sue storiche attrici (da Andrea Jonasson alla Melato, alla Lazzarini), dei molti compagni di viaggio tra cui l’eccezionale Arlecchino Guinness dei primati di Soleri, oltre a Graziosi e ai testimoni come Servillo, Gullotta, Battiston e Branciaroli.
Così facendo, questo film sul PICCOLO TEATRO DELLA CITTA’ DI MILANO, TEATRO D’EUROPA può, forse, rispedire all’influente ministro la sua infelice battuta.

Maurizio Zaccaro

09/09/2009, 17:47