Fondazione Fare Cinema
!Xš‚ť‰

La 66. Mostra del Cinema di Venezia ricorda Tullio
Kezich con la proiezione del film "Il Terrorista"


La 66. Mostra del Cinema di Venezia ricorda Tullio Kezich con la proiezione del film
La 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ricorda Tullio Kezich proiettando – venerdě 4 settembre alle ore 11 in Sala Grande – il film "Il Terrorista" (1963, 95’), opera prima di Gianfranco De Bosio.
Il film, girato a Venezia e presentato alla 24. Mostra, č tra i primi film prodotti da Kezich con la “22 dicembre”, la casa di cui fu direttore artistico, da lui fondata il 22 dicembre 1961 insieme a Ermanno Olmi, dopo aver collaborato alla sua opera prima Il posto.

Attiva fino al 1965, la "22 dicembre" ha prodotto anche le opere prime di Eriprando Visconti, "Una Storia Milanese" (1962, presentato alla 23. Mostra) e di Lina Wertmüller "I Basilischi" (1963), oltre a "I Fidanzati" di Ermanno Olmi (1963), "La Rimpatriata" di Damiano Damiani e L'Etŕ del Ferro di Roberto Rossellini, suo primo film televisivo.

Il percorso di Tullio Kezich nel promuovere opere prime, si intrecciava in quegli anni ai frequenti significativi esordi alla Mostra di Venezia: da "Gli Sbandati" di Maselli (16. Mostra, 1955) a "La Sfida" di Rosi (19. Mostra, 1958), da "Accattone" di Pasolini (22. Mostra, 1961) a "La Lunga Notte del '43" di Vancini (21. Mostra, 1960), da "Tiro al Piccione" di Montaldo (22. Mostra, 1961) a "Banditi a Orgosolo" di De Seta (22. Mostra, 1961), da "Un Uomo da Bruciare" di Orsini (23. Mostra, 1962) a La Commare Secca di Bernardo Bertolucci (23. Mostra, 1962) e a Chi Lavora č Perduto di Brass (24. Mostra, 1963).

Anche in questo modo, la 66. Mostra di Venezia - nell’edizione in cui essa presenta 17 opere prime - vuole rendere omaggio a Tullio Kezich ricordandolo giovane, nel pieno della sua straordinaria e multiforme esistenza dedicata al cinema e alla cultura, protagonista vicino agli altri protagonisti del grande cinema italiano dell’epoca.

Tullio Kezich su "Il Terrorista":
“Un billing che ti dai da solo non vale niente”. Cosě spiegava Irving Thalberg, il grande produttore della MGM, la sua abitudine di non mettere il nome sui film. Fedele allo snobistico modello ho raramente firmato le mie produzioni anche quando mi sono costate fatiche sproporzionate, rotture di amicizie, lacrime e sangue. Non credo di essermi mai battuto come un leone per faccende che mi riguardavano direttamente, ma per difendere i miei film e i miei registi ho aggredito, mentito, malversato. Riguardo al problema della firma, l’unica eccezione seria č stata appunto Il terrorista. Lo firmai per orgoglio ed esasperazione, proprio perché fu un’iniziativa portata avanti in mezzo a contrasti interni ed esterni. De Bosio lo conoscevo dalla Mostra di Venezia del ’46, lo ritrovai nel ’61 all’indomani della costituzione della “22 dicembre” e nacque l’idea di fargli fare un film sulla sua esperienza di gappista. Per la sceneggiatura chiamammo Luigi Squarzina, che come autore di Tre quarti di luna era il piů politicizzato dei drammaturghi nostrani. Per Gianfranco e Luigi affittammo una villetta al Lido, in modo che potessero scrivere la mattina e fare approfonditi sopralluoghi il pomeriggio. Tutto il film fu girato sui luoghi veri, tranne la biblioteca di Ca’ Foscari ricostruita alla Icet di Milano. Agli attori di teatro (Carraro, Quaglio, Bosetti) affiancammo intellettuali (Giuseppe Sormani, Neri Pozza), figure olmiane (il ragazzo Roberto Seveso di Il tempo si č fermato, Carlo Cabrini di I fidanzati che fa la staffetta del protagonsita), figure felliniane Cesarino Miceli Picardi (Anouk Aimée). Per il ruolo primcipale contattammo Yves Montand, che sarebbe venuto volentieri insieme con la moglie Simone Signoret, ma chiedevano 60 milioni. Dopo aver riflettuto su Francisco Rabal e John Saxon, prendemmo Volontč per un milione e mezzo; e fu una decisione felicissima.
(Tullio Kezich, in ‘Ndemo in Cine. Tullio Kezich tra pagina e set, a cura di Sergio Toffetti, Torino, Lindau, 1998.).

31/08/2009, 16:55