Fondazione Fare Cinema
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Chiara Chiti: "In Un Gioco da Ragazze ho interpretato
un personaggio molto lontano da me stessa"


Chiara Chiti:
Per te “Un Gioco da Ragazze” è stato il debutto assoluto. Come hai convinto Matteo Rovere che eri tu la “ragazza cattiva” adatta a fare il film?
Chiara Chiti: Io facevo la modella a Milano e un agente mi ha suggerito di prendere parte ai provini che stavano per cominciare a Roma per un film. Mi hanno mandato le battute e per gioco ho preparato due scene e ho partecipato al provino. Stranamente andò molto bene, in seguito ho superato un secondo provino a Lucca e poi sono stata a Roma una settimana, seguita da un acting coatch per la prova finale in teatro. Da mille partecipanti siamo rimaste in due, e l'altra ragazza faceva già l'attrice. Il regista a quel punto ha dovuto scegliere se costruire un cast con attrici professioniste o non e, per avvicinarsi maggiormente alla realtà, ha scelto di non puntare su volti già noti. Una scelta difficile per lui, che successivamente ha cominciato a lavorare in modo minuzioso sulla caratterizzazione dei nostri personaggi.

Generalmente agli attori rimane qualcosa dei personaggi che interpretano, soprattutto quando hanno caratteristiche diverse dal loro essere. Cosa ti ha lasciato “Elena Chiantini”?
Chiara Chiti: Mi sono trovata a interpretare un personaggio molto lontano da me stessa e inizialmente quello che aveva colpito il regista, era stato uno sguardo che a suo avviso trasmetteva il giusto malessere, ma che in realtà non corrispondeva al mio stato d'animo. Con il passare del tempo, sul set non riuscivo più a ridere e sono stata davvero male, perchè ho cominciato ad osservare il mondo che mi circondava con occhi diversi. Avevo capito che era inutile fingere e che davvero ognuno di noi ha un lato negativo, che in determinate situazione si è pronti a tirare fuori.

In un periodo in cui i film generazionali portano numerosi giovani al cinema, una pellicola come “Un Gioco da Ragazze” rompe totalmente gli schemi, mostrando non più le ragazze acqua e sapone, ma perfide creature. Come è stato accolto dagli spettatori più giovani?
Chiara Chiti: Il pubblico di questo film non era precisamente quello dei teenagers, ma l'ambizione era quella di far ragionare in modo critico gli adulti, sulla condizione in cui molti giovani di oggi si ritrovano. Penso che dai più giovani sia stato poco compreso, ma quello che mi ha meravigliato è stato l'approccio degli adulti che, spaventati forse da una realtà a loro lontana, si sono quasi rifiutati di accettare quello che il film proponeva. Immagino che per un genitore, pensare che sua figlia o suo figlio possano arrivare a gesti spropositati come nel film, sia difficile da accettare.

Ti vedremo prossimamente sul grande schermo in un'altra opera prima, “Vorrei Vederti Ballare” di Nicola Deorsola. Puoi dirci qualcosa di più di questa esperienza?
Chiara Chiti: Ho finito di prendere parte al film proprio una settimana fa. Le location sono state tutte calabresi, tra Cosenza, la Sila e Isola Capo Rizzuto. Un'altra opera prima e questa volta con attori del calibro di Alessandro Haber e Giuliana De Sio, che nel film interpreta mia madre. Lavorare al loro fianco è stata per me una prova davvero importante per la mia crescita. La seconda esperienza è molto differente dalla prima, ma la verità è che ancora forse non ho metabolizzato bene tutto quello che da un po' di tempo a questa parte mi sta accadendo.

23/07/2009, 15:26

Antonio Capellupo