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Aldo, Giovanni e Giacomo in sala a Natale con "Il Cosmo sul Comò"


Aldo, Giovanni e Giacomo (diretti da Marcello Cesena) tornano al cinema con un film a tratti divertente ma che in generale privilegia formule e schemi già visti, probabili sintomi di una certa carenza d'idee. Ma il pubblico di natale non si accontenta proprio di questo?! E' forse il caso di chiedere di più?


Aldo, Giovanni e Giacomo in sala a Natale con
Uscirà venerdì 19 Dicembre, e sarà distribuito da Medusa in circa 650 copie, "Il Cosmo sul Comò", la nuova fatica di Aldo, Giovanni e Giacomo prodotta dal fedele Paolo Guerra e diretta da Marcello Cesena.

Il film ripropone la già utilizzata (dalla commedia in generale) formula della suddivisione in episodi; si compone infatti di quattro cortometraggi più uno e l’uno in questione (“Il Maestro Tsu Nam”) fa da prologo, intermezzo ed epilogo, e quindi collante, al lungometraggio. "Il Cosmo sul Comò " si dipana infatti tra personaggi e situazioni già viste, tutte perlopiù basate sull’indubbia simpatia e sull’avviatissimo affiatamento che intercorre tra i tre protagonisti. L’unico episodio dallo stile davvero originale, “Falsi Prigionieri”, è un omaggio ad Harry Potter ed è stato costruito su una complessa tecnica di finta interazione che ha costretto i protagonisti a recitare separatamente; il problema è che la parte del film in questione risulta da subito pesante e poi debole, ridondante e ben poco divertente. L’episodio forse più apprezzabile è il più canonico “Milano Beach”, quello in cui i personaggi sono meglio caratterizzati e la loro interazione provoca maggiore divertimento. In “L’Autobus del Peccato” poi, la descrizione dell’ambiente di una parrocchia (che certo si rivela compassato oltre che chiuso frettolosamente e poteva essere appunto maggiormente sfruttato), può risultare interessante dal momento che descrive con buona ironia l’ipocrisia di certi personaggi che abitano le chiese. In “Temperatura Basale”, generalmente piacevole, sono ancora alla berlina metodi e personaggi di una società in cui può essere difficile ritrovarsi, e ancora l’ironia riguardo certi metodi orientali che ai nostri occhi (e a quelli di Aldo, Giovanni e Giacomo in particolare) possono apparire molto facilmente dissacranti.

L’argomento del film è quello della possibilità del raggiungimento della saggezza e della verità che rimane però una chimera (e questa conferma di cinismo ci ricorda certe prese di posizioni simili gia notate in particolare nel precedente "Così è la Vita"). Certo appunto non mancano le risate ma, come previsto, si finisce per rimpiangere sempre più la freschezza “primordiale” di "Tre Uomini e una Gamba".

Per il resto, con tutto il rispetto, eccettuate certe dichiarazioni del regista di cui già avevamo apprezzato il precedente “Mari del Sud” con Diego Abatantuono, la conferenza stampa ci ha fornito pochi punti di interesse intellettuale. A parte una dichiarazione che non ha mancato di aprire maggiormente gli occhi credo proprio non solo al sottoscritto. Il trio ha dichiarato infatti che, sino a che il pubblico continuerà ad affollare i cinema per andare a vedere i loro lavori, non mancheranno di continuare a riproporre la stessa formula; questa precisazione non fa che aumentare la consapevolezza di quello di cui già eravamo convinti. Certo l’accettabile coerenza narrativa delle vicende dell’ultimo lungometraggio interpretato da Aldo, Giovanni e Giacomo, che sono volutamente e fortunatamente immuni da volgarità, può a prima vista discostare l’operazione prodotta da Paolo Guerra dai caratteristici “cinepanettoni” natalizi, ma in fondo "Il Cosmo sul Comò" esce volutamente a Natale, come del resto tutti i precedenti film del trio, e quindi non ci permette di uscire facilmente dal contesto appena citato. Il punto del discorso rimane quindi nel fatto che, chi confeziona certi film dalle formule e dagli schemi già visti, non è certo perseguibile (se non magari dal punto di vista intellettuale) perché possiede la scaltrezza e l’intelligenza imprenditoriale di fornire al pubblico quello che vuole. Il problema rimane appunto in quest’ultimo, che sembra continuare ad amare di essere preso in giro (davvero strana forma di masochismo che continua a coesistere da anni e che meriterebbe davvero di essere saggiata dal punto di vista sociologico).

Il trio si è rivelato comunque non spaventato dalla crisi economica (e biologica) in corso ma ha anzi amato ricordare che quando si sta male e si è tristi si è più soliti ricercare e concedersi il divertimento e quindi affollare le sale che proiettano le opere che privilegiano la risata. Quella in questione si può certo definire una ben nobile, vera e interessante, forma di obnubilamento che però porta forse poco lontano. Una decisione più lucida potrebbe risultare quella di non dimenticare la realtà nella quale alla fine tocca comunque rientrare; a questo scopo ci permettiamo di consigliare al pubblico natalizio certe opere più impegnate, intriganti ed importanti, come “Solo un Padre” di Luca Lucini o “Come Dio Comanda” di Gabriele Salvatores.

17/12/2008, 13:34

Giovanni Galletta