Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documenatrio "Mostar United"


Note di regia del documenatrio
Volevo fare un film sulla Mostar che non ho conosciuto, quella che la mia migliore amica, una ragazza mostarina, ricordava come una città gioiosa e multiculturale, prima che la guerra e il nazionalismo la spaccassero in due e la avvelenassero. Ho cercato ciò che poteva essere sopravvissuto, ammesso che qualcosa lo fosse, di quel passato in cui Mostar era la città di tutti. E’ così che ho trovato il Velez Football Klub. Prima del ’92, anno in cui esplose il conflitto, tutta la città andava allo stadio a gridare “Mostar nel cuore, Velez fino alla tomba”. Con la guerra tutto è cambiato. Il Velez non è più l’orgoglio di tutti, ma rappresenta una sola parte della città, e durante i derby tra le due squadre di Mostar, l’atmosfera è quella dello stato di assedio, con un migliaio di agenti, tra poliziotti, forze internazionali di pace e guardie di sicurezza. Nello stabile butterato per le granate e i proiettili dei mitra, il quartier generale del Velez, un pugno di uomini non ha smesso di credere nell’unità e sul campo della sua scuola calcio tutte le nazionalità sono benvenute.
Appena ho conosciuto Mensud, allenatore di un esercito di ragazzini e direttore della scuola, non ho avuto dubbi che dovesse essere il mio protagonista. Attraverso il rapporto tra lui, il figlio e la città ho cercato di raccontare la lotta per sconfiggere il nazionalismo e riportare in vita la città di tutti. Volevo raccontare la vecchia Mostar, ma forse, attraverso Mostar, ho raccontato quei luoghi, tra cui il mio Paese, in cui “i diversi” non si attraggono, ma si respingono e rendono la nostra civiltà sempre più piccola e meschina. Ma basta che un solo uomo con un po’ di coraggio che contagi un altro uomo con un po’ di coraggio e poi un altro ancora e tutto potrebbe cambiare, un giorno.

Claudia Tosi