!Xš‚‰

Note di regia del film "Galantuomini"


Note di regia del film
IL FILM
È una storia d’amore sullo sfondo di una terra che è cambiata, che ha perso la sua innocenza, è stata contaminata, da isola felice qual era.
Il film pone un dilemma shakespeariano che ha una dimensione universale: la scelta tra la legge (la propria legge), le regole e l’amore, la passione, il sentimento. Per lui la scelta è essere uomo di giustizia o dare ascolto all’amore. Per lei scegliere tra la sua legge, i codici della criminalità, e la passione.
Una storia d’amore impossibile.
Una storia che si muove nel classico terreno del melodramma.

GALANTUOMINI
Con questo titolo evoco una terra di “galantuomini”, un mondo dove la linea di demarcazione tra bene e male era più netta.
Nel Salento, e forse in tutto il Sud, il termine si usa molto. In senso lato sono persone che si comportano onestamente, magari conformisti. La borghesia di professionisti che si è affermata con impegno e rettitudine. Ma è anche una specie di aggettivo, si dice che uno è galantuomo per dire che è bravo, giusto, un “signore”... e si può anche usare in senso ironico, per affermare che non ci sono più galantuomini.
Ignazio è un “galantuomo”. E’ l’ultimo galantuomo che crede in una terra che non è più. Un uomo che fa riferimento a quei valori che oggi non sono più riconoscibili, riconducibili a qualcosa del presente. Quando Ignazio torna a Lecce da Milano, dove è diventato uomo di giustizia, non trova più l’isola felice che conosceva. Non riconosce più nulla della sua terra. Il Salento in cui torna Ignazio non è più. Le persone che lui ritrova non sono più. E quell’amore che è più forte non può essere, non potrà essere.
Lucia non è più la stessa. Anche lei vorrebbe quel mondo di riferimento ma lo ha perduto da molto tempo, e insieme ha perduto quel candore che apparteneva a quel passato.
Ignazio però non sa resisterle e perde la sua identità. E tutto il suo mondo, la sua legge, crolla di fronte a lei, smarrito nella passione.

LE DONNE BOSS
Ho fatto lezione di cinema in carcere e con i detenuti abbiamo realizzato dei lavori. Gli uomini avevano grande attenzione e rispetto. Le donne erano tostissime, alcune molto più difficili, altre più “cattive” degli uomini. All’inizio pensavo a loro come “vittime”. Poi invece… Ne ho conosciute anche in libertà, più d’una. Ne ricordo una sui cinquanta, bella donna, curata, viveva in una casa ricercata, un po’ carica, piuttosto kitsch. Era circondata di giovani donne esuberanti, tutte a loro modo belle. Ho pensato addirittura di farne un documentario: subivo come una fascinazione, perché uscivano dalla percezione ‘usuale’ della femminilità.

LA FEMMINILITA'
La boss interpretata da Donatella Finocchiaro… Mi sono chiesto spesso: queste donne criminali, hanno perso la femminilità? Sono in conflitto con il proprio essere donna? Si sono dovute un po’ “mascolinizzare” per farsi rispettare? E’ una domanda alla quale mi sono risposto costruendo un personaggio come quello di Lucia. La risposta è necessariamente nella contraddizione. Nel conflitto. Solo alla fine sapremo se Lucia sceglierà di seguire la propria femminilità o se in qualche modo, continuando a seguire il suo destino, dovrà rinunciarvi.

LA SACRA CORONA UNITA
La nascita della Sacra Corona Unita ha determinato la perdita della verginità della nostra terra. Fino ad allora, parliamo degli anni Ottanta, il Salento non era corrotto dal cancro della criminalità. Poi è esplosa e io stavo lì e sentivo parlare di morti, di droga, di traffico d’armi, e mi chiedevo il perché di tutto questo. La cosa straordinaria è che la SCU è l’unica mafia che sia stata per ora sconfitta, forse perché non poggiava su una vera e propria tradizione mafiosa.
Il mio film, che non vuole essere in alcun modo una analisi di questo fenomeno, o una ricostruzione storica, è incentrato su una storia d’amore che ha sullo sfondo questo momento storico. Abbiamo gli anni Sessanta, quando i protagonisti erano dei ragazzini, e poi gli anni Novanta, quando si rincontrano, con le loro scelte di vita diverse, lontane, quando la SCU era giunta al suo culmine e subito dopo, grazie al lavoro della giustizia, stava capitolando.

I MAGISTRATI
Ho conosciuto un magistrato come Ignazio. E sono stato in contatto con due uomini di legge, il procuratore aggiunto Cataldo Motta, che ha sconfitto la Sacra Corona Unita, e il magistrato Leone De Castris, mio amico. Mi hanno molto aiutato a capire. Anche Alessandro Valenti (uno degli sceneggiatori) è figlio di un famoso penalista. Il mondo della giustizia ci è abbastanza noto.


IL SALENTO
Il Salento è un “finisterre”. Dove finisce l’Italia e inizia il mondo. Di fronte a noi c’è il mare, si sente il confine (l’Albania, la Grecia). E’ un palcoscenico, un microcosmo, una metafora del mondo. La mia terra è un valore aggiunto, il centro del mio mondo. Come diceva Tolstoj: il tuo villaggio è il centro del mondo, racconta il tuo villaggio e racconterai del mondo.

Edoardo Winspeare