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Festival di Locarno 2008: report 12 agosto / Il cielo sopra Locarno


Festival di Locarno 2008: report 12 agosto / Il cielo sopra Locarno
Kelly O´Neill, attrice del film "Kisses"
Fossi stata superstiziosa, svegliarmi questa mattina e vedere un cielo grigio e piovoso sarebbe apparso come un avvertimento. Un segno di come si sarebbe svolta la giornata, di che genere di film avrei visto, dello stato in cui sarei rientrata la sera...
...ma si dà il caso che io non sia per nulla superstiziosa e che non abbia prestato la minima attenzione ai segnali che il cielo mi mandava.

Il primo segnale è il cielo stesso, e le sue lacrime piovane. Cielo che ho ritrovato in Kisses di Lance Daly, dolcissimo film che ha per protagonisti i due preadolescenti Dylan e Kylie, vicini di casa in una desolata periferia irlandese. Quando la situazione familiare di entrambi precipita (Dylan è ripetutamente picchiato dal padre, Kylie subisce gli abusi sessuali dello zio) i due scappano di casa per andare a Dublino, in cerca del fratello di Dylan scomparso due anni prima. Se le ore del giorno sono divertenti e spensierate (shopping sfrenato, taglio di capelli e pattinata sul ghiaccio) quelle notturne sono teatro di numerosi pericoli che i due riescono a schivare per un soffio. Un bacio sancisce il loro solenne fidanzamento e la promessa di non separarsi mai, ma al risveglio è forte la consapevolezza dell'impossibilità di cambiare le cose e D+K fanno ritorno a casa.

Il secondo segnale dal cielo l'ho ritrovato in Je ne suis pas morte di Jean-Charles Fitoussi, per la Filmmakers of the Present Competition. Così come Kisses era dolcemente poetico, così JNSPM è inutilmente prolisso e concettuale. Peccato, perché l'idea è anche interessante: Alix è un essere creato dal dottor Stein, e quando nasce ha ventisette anni. Non sa nulla di come si stia al mondo, è un contenitore vuoto, un essere senza storia né memoria, e parte alla ricerca di un sentimento che non conosce e non potrà mai provare: l'amore. Fin qui tutto bene, non fosse che a questo punto i personaggi si moltiplicano e le loro storie si intrecciano all'interno dei tre episodi nei modi più impensati. Con il risultato di creare una gran confusione: eccesso di divagazioni al limite del nonsense a livello di contenuto, e per la forma alcune immagini particolarmente fastidiose in un film che tutto sommato ha anche dei (brevi, ma) bei momenti. I personaggi sono bizzarri e tutti sosia di qualcuno: c'è il bambino Jacopo, saggio come un nonno centenario, che è identico a Harmony Korine. C'è l'amico nichilista di Alix che sembra Paolini, il tizio delle incursioni nei servizi dei nostri telegiornali, istituzione della televisione italiana con i suoi “W Gesù” e “W il Papa”. Stéphanie, la donna indecisa tra il marito vecchio e quello nuovo, è una novella Romina Power. L'unico a salvarsi è l'asino Gasparre, che infatti muore. Il film si chiude su un primo piano che dura almeno dieci, interminabili, minuti sullo sfondo di un giorno che muore e il cielo si fa via via più scuro... Quando in sala si riaccendono le luci, mi volto e scopro che se prima eravamo in cento a vedere JNSPM, adesso siamo in sette a vedere JNSPM...

L'ultimo segnale mandatomi dal cielo è l'acqua. Quando esco dal cinema Kursaal sta diluviando, il mio ombrello è rotto, le mie scarpe di tela sottile inzuppate. Sono fradicia dalle ginocchia in giù. Sono stata rinchiusa centonovanta minuti (c e n t o n o v a n t a minuti!!!) per vedere una tizia che cerca l'amore e adesso che il film è finito non lo so più nemmeno io. Non mi resta altro che rientrare in hotel e, armata di phon, asciugare il mondo...

13/08/2008, 10:52

Simona Dalla Valle