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Intervista al regista Fabio del Greco sul film "Una Vita Migliore"


Abbiamo intervistato il regista del film indipendente "Una Vita Migliore" Fabio del Greco, in uscita nelle sale venerdì 30 novembre 2007 con il sistema dell'autodistribuzione.


Intervista al regista Fabio del Greco sul film
Come è nata l'idea per la realizzazione del film "Una Vita Migliore"?
Fabio del Greco: E' difficile dire quali sono le origini di un'idea per un film... In questo caso posso forse dire che hanno contribuito due o tre suggestioni: la prima è quello dell'ascolto, clandestino, solitario, che avviene certi giorni quando ci si trova a sentire i discorsi della gente per strada, nei locali; una specie di furto di pensieri comuni da cui ci si fa un'idea intuitiva di quali sono i discorsi riccorenti nella nostra società, e che orientamento questa sta prendendo. La seconda è quella della corsa alla popolarità e di un certo sottobosco del mondo dello spettacolo, molto presente a Roma, dove ci sono persone disposte a rinunciare a tutti i valori umani più importanti pur di arrivare. La terza è un tema a me molto caro, quello del potere e di come questo plasmi i comportamenti della gente comune, manipolandone la stassa esistenza.

Come mai ha scelto un investigatore privato come protagonista della sua storia?
Fabio del Greco: L'investigatore privato, personaggio tipo di molti film noir, svuotato qui di ogni connotato eroico, era quello più adatto appunto a svolgere un indagine, che in questo caso assume valenze esistenziali: le vicende di cui viene a conoscenza gli rivelano in un certo senso tutto il mondo che lo
circonda.

Cosa ha privilegiato nell'immagine del film?
Fabio del Greco: La città è molto presente nel film, e in molte scene i personaggi si muovono in campo lungo, come pedine della scacchiera del paesaggio urbano. Credo che il paesaggio sia simbolicamente molto importante per esprimere le emozioni che la storia racconta.

Come mai ha scelto di girare il film in bianco e nero?
Fabio del Greco:Il bianco e nero dona astrazione alle immagini, sicuramente adatta a questo tipo di film, dandogli uno stile "espressionista". Il colore è uno strumento espressivo che, per essere davvero efficace, ha bisogno di un lavoro scenografico, fotografico e di costumi molto complesso e costoso, che in questa produzione low budget non era possibile.

Come ha scelto il cast del film?
Fabio del Greco: Dopo decine di incontri che non approdavano a nulla, ho conosciuto attori che avevano parecchie esperienze in film indipendenti. La maggior parte dei giovani attori che non sono ancora conosciuti fanno solo teatro e non hanno mai fatto film perchè puntano alle produzioni industriali del circuito ufficiale che offre poche possibilità. Non hanno idea della recitazione cinematografica, che per quanto mi riguarda deve essere una "non recitazione", un momento di verità, e si rischia di faticare molto per ottenere quello che si vuole. L'occhio della telecamera ti mette a nudo, e pretende di dover essere, non di recitare. Per quanto mi riguarda, sono stato quasi costretto da amici e conoscenti a mettermi in gioco come protagonista: mi dicevano tutti che "funzionavo" meglio di un attore in questa parte. Ho cercato di oppormi fino alla fine, ma poi sono stato costretto a cedere.

Ci può raccontare qualche aneddoto avvenuto durante le riprese di "Una Vita Migliore"?
Fabio del Greco: Alla fine di una giornata di riprese ad Ostia, un indiano che fa il guardiano nel maneggio dove giravamo, ci ha voluto invitare a tutti i costi nella sua roulotte parcheggiata in mezzo alla campagna per offrirci un thè... ad un certo punto la cerimonia di ospitalità, con i tipici tempi rallentati orientali, si è prolungata in maniera sconsiderata... ci sorrideva con una gentilezza incredibile, regalandoci dolci e raccontandoci della sua terra... Era da poco arrivato in Italia. Siamo rimasti colpiti da quel profondo rispetto, quasi sacro, verso di noi che eravamo i suoi ospiti, ma alle due di notte siamo stati costretti a scappare...

Cosa vuol dire fare "cinema indipendente" in questo momento in Italia?
Fabio del Greco: Vuol dire essere liberi e poter fare dei film che possono osare... significa essere padroni e responsabili in tutto e per tutto di quel che si fa ed evitare di girovagare invano per anni e anni negli uffici dei dirigenti televisivi, dei ministeri e dei partiti politici... ma significa anche confrontarsi con una povertà di mezzi che rende tutto più difficile, rinunciare agli attori famosi, al grande pubblico, al business, alla confezione impeccabile... Significa essere ignorati da tutto il mondo cinematografico ufficiale... Il cinema "veramente" indipendente è praticamente sconosciuto al pubblico più vasto, che identifica da sempre i film con un grande spettacolo, o per lo meno con una confezione impeccabile; non solo, ma è ignorato anche da buona parte della stampa specializzata, dai media. Insomma, è come se non esistesse, perchè non c'è il budget milionario, non ci sono le star, non c'è il clamore del super evento, quindi non vale la pena occuparsene, è roba per sfigati. I privilegi per accedere a tale tipo di produzione industriale non sono per tutti, mentre si potrebbero scoprire cose e pensieri molto interessanti andando a vedere piccoli film indipendenti... in Italia questo mondo è relegato nei cineclub, nell'home video, nell'horror, mentre all'estero ci sono più possibilità ed i festival sono molto più coraggiosi nello scegliere film indipendenti.

Come verrà distribuita la pellicola?
Fabio del Greco: Il film viene proiettato per adesso a Roma, al Detour, e sarà poi portato in giro in diverse città capoluogo. Sarà possibile contemporaneamente acquistare il DVD on line sul sito http://www.monitorefilm.com.

Come considera il panorama cinematografica italiano attuale?
Fabio del Greco: L'Italia è un paese di grande creatività ed estro, che nel cinema, visti meccanismi macchinosi e produttivamente oscuri, penetrano oggi solo in piccola parte. I grandi autori delle generazioni precedenti, ancora prolifici, come l'ultimo straordinario Olmi, rendono grande il nostro cinema. Ma negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di lavori di dubbia provenienza, incensati e pubblicizzati regolarmente da tutto il sistema mediatico. Ultimamente gli ingenti incassi di un certo filone giovanilistico su cui tutti i produttori si sono tuffati ha incominciato a diventare un po' inquietante. Folle di ragazzini che sbraitano per assistere ad una nuova storiellina di amori adolescenziali alto borghesi conditi da feste in piscine e corse in fuoriserie decappottabili. Stimo molto autori come Sorrentino, Soldini, Garrone.

Come crede si possa migliorare la distribuzione del film italiani in sala?
Fabio del Greco: Credo in un cinema di contenuti, portatore del libero pensiero dell'autore. Non importano i mezzi, i budget e le star. La distribuzione di questo tipo di film può avvenire benissimo nei cineclub, nei piccoli cinema attrezzati col digitale, creando confronto, discussione, e circuiti alternativi a quello del semplice consumo, afiancando i bravi autori affermati e proponendo nuove cose. Ma purtroppo il problema è a monte, nel pubblico, che pare non essere interessato e preferire le visioni in contesti di semplice e rapido consumo. Se il pubblico riuscisse a diventare consistente per questo tipo di produzioni sotterranee, allora anche chi ha il monopolio produttivo dei film sarebbe costretto ad accorgersi che esistono altri contesti, altri modo di pensare e di vivere, forse anche più interessanti...

22/11/2007

Simone Pinchiorri