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Conferenza Stampa (Milano, 06/11/2007): Come Tu Mi Vuoi


Conferenza Stampa (Milano, 06/11/2007): Come Tu Mi Vuoi
"Vorrei che il mio fosse considerato un film commerciale e interpretato secondo questo criterio di giudizio. Spesso, invece, soprattutto in Italia, nascono degli equivoci. Ci si aspetta che il regista dica qualcosa, che lanci un messaggio. Io mi sono limitato a fare una commedia, spero divertente e sincera, su un aspetto della vita dei giovani che mi capita di osservare, che vedo di fronte a me. Tutto qua".
Non manca dunque la modestia a Volfango De Biasi, regista all’esordio nel lungometraggio "Come Tu Mi Vuoi", intervenuto alla conferenza stampa dell’anteprima milanese in programma al cinema Odeon, in compagnia degli attori protagonisti Cristiana Capotondi e Nicolas Vaporidis. E sono proprio i due giovani e popolari attori, parlando della loro esperienza sul set, a dare sostanza alle affermazioni di De Biasi. "Ho creduto subito nel film" - dichiara Vaporidis - "Perchè era ben scritto, forniva uno spaccato molto preciso ed efficace di un certo modo di vivere dei giovani. E poi mi è piaciuta questa struttura da favola: Giada è un po’ il brutto anatroccolo che alla fine riesce a cavarsela, anzi a trovare la felicità e l’amore". "Anche a me è piaciuto il tema che il film voleva raccontare" aggiunge la graziosa Cristiana Capotondi, "Ho avvertito che i personaggi erano disegnati con una certa cura, che veniva riservato il giusto spazio all’evoluzione della storia, come accade in certe commedie del cinema americano".
Sul perchè siano stati scelti proprio i due acclamati idoli dei teenager, De Biasi non ha dubbi e con molta franchezza risponde: "Perchè sono molto popolari, erano in tutto e per tutto adatti alla storia che intendevo raccontare e quindi ho creduto di intercettare cosÏ anche le aspettative del pubblico. Diciamo pure che ho cercato di avere un’opportunità in più per far uscire il film, per conquistare gli spettatori. Mi auguro di non sbagliarmi. Per fortuna, ho ricevuto un grande feedback positivo da parte loro. Mi sono trovato benissimo sul set e credo che Cristiana e Nicolas abbiano garantito una prestazione attoriale molto buona".
"Del resto" - incalza il regista - "io stesso non sono stato certo inventato dalla Medusa (produttrice e distributrice del film, ndr), ho ben quindici anni di gavetta alle spalle e ho girato questo film con tutti i crismi della professionalit‡: prove, costumi, set, sceneggiatura ecc.". Già, le prove e il set. Con la Capotondi conciata da bruttina, occhiali da miope e brufoli ben in vista, che alla fine si trasforma in ragazza fascinosa e glamour dopo un accorto make up. L’interessata racconta di essersi sottoposta ogni volta a circa due ore di trucco: "Sono stati utilizzati anche un po’ di effetti speciali. Poi i baffi, naturalmente! Non erano i miei, nemmeno le sopracciglia. All’ultimo momento, poco prima di iniziare le riprese, a Volfango Ë venuto in mente di farmi inserire anche un apparecchio ai denti che mi deformasse un po’ il volto. Un’idea bislacca suggeritagli dal suo dentista! Poi avevo anche due tubicini inseriti nel naso per renderlo a patata e una parrucca al posto dei mie capelli. Infine ho agito anche sul modo di camminare di Giada, sulla sua gestualità che risulta spesso impacciata e fuori luogo. Ma Giada, secondo me, riesce comunque a essere un personaggio credibile". In effetti, quello di voler apparire belli a tutti i costi è uno dei temi forti del film, ma Cristiana ha le idee chiare su questo punto: "Io non credo che esistano donne brutte. Anche le donne del Canova avevano un po’ di pancia. Le ragazze non dovrebbero vergognarsene cosÏ tanto. Anch’io, siccome non faccio palestra, ce ne ho un po’! Per carità, so di essere considerata una bella ragazza e di questo ringrazio madre natura, ma credo sul serio che sia altrettanto importante agire sul proprio equilibrio interiore e interno, soprattutto".
E' Nicolas Vaporidis a cogliere però una sfumatura interessante del personaggio interpretato da Cristiana Capotondi: "Giada non è brutta, Ë solo molto trascurata. E secondo me le donne sono colpevoli se si trascurano. Bisogna cercare il proprio lato fascinoso, valorizzarsi e non nascondersi, come fa Giada per buona parte del film. Poi si accorge che può essere anche qualcos’altro, senza per questo doversi snaturare".
Ma la legge del glamour a tutti i costi, la dittatura della moda griffata e osè che sembra imperare nelle giovani generazioni non viene affrontata, secondo De Biasi, con un’ottica sociologica. Di nuovo si preme il tasto sull’aspetto light della commedia, sul valore commerciale di "Come Tu Mi Vuoi": "Non ho adottato dei precisi modelli di riferimento, nè il film voleva essere un pamplhet su certe esasperazioni dei giovani d’oggi, accusati spesso di vivere soltanto di tv, discoteca e frivolezze dell’ultima moda. Del resto, certe logiche striscianti agiscono nella nostra società da almeno trenta, quarant’anni e io, forse, ne ho soltanto registrato le conseguenze".


Spot TV "Come Tu Mi Vuoi"


06/11/2007, 20:00

Riccardo Lascialfari