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Note del film "La Stella che non c'è"


Gianni Amelio e Sergio Castellitto descrivono il film "La Stella che non c'è".


Note del film
Gianni Amelio sul set del film
Quando ho visto il film finito ho avuto l’impressione che si fosse fatto da solo, che Vincenzo e Liu Hua esistessero già da qualche parte e a me fosse toccato solo di andarli a scovare. E’ un buon segno quando non ti ricordi più la fatica delle riprese: La stella che non c’è è stato un film faticoso ma anche il più semplice e “naturale” che mi sia capitato di fare. Avevo alle spalle un libro di successo ma ho voluto cominciare daccapo, da quello che immaginavo potesse accadere dopo l’ultima pagina. Così mi è venuta l’idea del guasto che rende l’impianto venduto ai cinesi già incrinato alla base, oscuro, o portatore di scompigli dei quali all’inizio ci sfugge il senso. Ecco quindi la figura dell’operaio la cui integrità un po’ folle dovrebbe spingerci a riflettere sul futuro di un grande Paese.
Forse Vincenzo vive di valori antichi, fuori moda in un mondo come il nostro, ma anche in un mondo come la Cina che dovrebbe possedere dei pilastri di saggezza al di là di quello che si dice della sua modernità e avanguardia, del suo potere nell’economia del mondo... Per me suona come l’impresa donchisciottesca da parte di un uomo fuori dal comune, un tale che da un giorno all’altro si mette a scalare una montagna e non sa che cosa troverà sulla cima. Vincenzo somiglia a quei personaggi delle favole che devono compiere imprese impossibili per salvare la vita di qualcuno e finiscono (forse) per salvare la propria.
C’è un elemento di ineluttabilità nel viaggio di questo italiano verso la Cina, e nell’incontro con la ragazza Liu Hua che gli apre le porte della tenerezza. Sembra un viaggio pieno di ostacoli ed è invece un percorso che lo libera e lo consola.
Gianni Amelio

Vincenzo Buonavolontà, tu sei il nome che porti... Si potrebbe dire così di questo personaggio, anzi, di quest’uomo. Raramente infatti, mi è capitato di percepire un personaggio “inventato”, come davvero esistito, direi esistente. Vincenzo incarna una natura umana costruita sulla risolutezza, l’intelligenza e una certa affascinante ingenuità che sempre mi seduce nelle persone. Perciò la “buonavolontà” del suo nome, è una natura, un destino e una dannazione. Solo un ingenuo, qualcuno direbbe uno stupido, partirebbe per la Luna, (leggi Cina, pianeta a parte, mondo autosufficiente) con una valvoletta da sostituire in un gigantesco impianto che sembra un’astronave. E invece Vincenzo parte, convinto che quella valvoletta salverà l’impianto, la Cina, l’ecosistema, le sue convinzioni di uomo perbene.
E’ un eroe, quindi un meraviglioso fesso, ma arriva fino in fondo e lì capisce che il viaggio è stato più prezioso del risultato, che quella distesa infinita che vede davanti a sé la può anche attraversare, ma poi se ne troverà davanti un’altra e poi un’altra... perché troppe valvolette bisognerebbe sostituire nella vita. E allora conviene fermarsi. E innamorarsi.
Sergio Castellitto