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Max Osini  (07/02/2006 @ 00:00)
Tom Ripley è il protagonista di una serie di romanzi di Patricia Highsmith e certamente uno dei personaggi più affascinanti del giallo contemporaneo. Il suo carisma ha subito sedotto il cinema, tanto che questo è il quarto film che gli viene dedicato. Il primo romanzo, "Il talento di Mister Ripley" è stato adattato due volte, prima nel 1961 da Renè Clement ("Delitto in pieno sole") e poi nel 1999 da Anthony Minghella che ha conservato il titolo originale. Liliana Cavani si cimenta invece con "Ripley's game" - già oggetto di una famosa trasposizione di Wim Wenders - aggiornando le situazioni e spostando l'azione in Veneto. Dopo aver guadagnato una fortuna con un traffico più o meno pulito di opere d'arte, Ripley conduce una vita di lusso, immerso nella tranquillità della sua villa palladiana che divide con la moglie musicista. Un giorno ad una festa gli capita di sentire un corniciaio del luogo esprimere un commento malevolo sul suo senso estetico. Irritato, Ripley decide di vendicarsi trasformando questo mansueto artigiano in un omicida e trascinandolo in una spirale di violenza dal finale inevitabilmente tragico. Il Ripley della Cavani è magistralmente interpretato da un John Malkovich la cui prova è senz'altro all'altezza della sua fama. Purtroppo gli attori che lo circondano non possono che subirne il penalizzante confronto e apparire impacciati nei loro ruoli. Allo stesso tempo gli altri elementi tecnici (montaggio, fotografia, regia...) sembrano non essere all'altezza di una storia che sulla carta prometteva forti emozioni, ma che raramente produce sussulti degni di nota. Il risultato è un film molto modesto la cui proiezione sembra più adatta a una platea televisiva che al grande schermo.

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