Fondazione Fare Cinema
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Wanda Balta  (14/09/2008 @ 00:13)
Un inno alla donna...alla sua forza e alla sua capacità di risalire la china anche quando la vita la porta a toccare il fondo.Un bel film emotivamente coinvolgente.
Simone Pinchiorri  (20/09/2006 @ 17:51)
La solita storia di un abbandono... Nulla di nuovo...
Emanuela Fiorito  (03/05/2006 @ 00:00)
Esco dal cinema, ho appena visto ''I giorni dell'Abbandono''...banale, scontato, senza spessore, lascia un imprecisato senso di dejà vu. Il solito minestrone con la solita Margherita Buy diva del drammone isterico, e uno Zingaretti poco convincente, scarno, inefficiente, talvolta ridicolo, che preferiamo decisamente nei panni del commissario Montalbano. La solita vicenda della donna sopra i quaranta abbandonata dal marito che scappa con la diciottenne del momento. La moglie per questo si da all'alcool, dimentica il suo ruolo di madre, si lascia andare a gesti inconsulti e poco reali, urla al marito la propria insicurezza, fino alla patetica scena (di pessimo gusto) in cui si getta tra le braccia del timido vicino di casa. Il violinista impacciato della serie vorrei-ma-non-posso che proprio non sa dove mettere le mani, violino a parte. Interpretazione dubbia e sbavata della Buy, che proprio non riesce a calarsi nel dramma psicologico e a suscitare legittima indignazione nel pubblico femminile. Alla fine, cio' che emerge e' la solita figura della donna perdente che si rende ridicola pur di riavere a tutti i costi un uomo ormai inevitabilmente perso, ricorrendo ad inutili quanto patetici stratagemmi per tornare a farsi desiderare. Ma a nulla possono tacchi a spillo e improbabili tubini dimenticati in fondo all'armadio, trucco da vamp o acconciatura da femme fatale. Il maschio e' ormai in fuga verso la bambinona di turno dagli occhioni innocenti, che lo strega nientemeno che col suo invidiabile talento con le formule matematiche. Lui, che le ripetizioni preferisce impartirle tra le lenzuola, non esita a presentare il conto alla moglie senza la minima alzata di sopracciglio, trangugiando maccheroni al vetro e intimando silenzio e comprensione, ma accidenti, mi sono innamorato, e' forse una colpa? Inutile e tragicomica la morte del povero cane, unica vera vittima del dramma. Piu' che giorni dell'abbandono sono giorni da dimenticare. Si salva solo la colonna sonora, con la cantantessa catanese Carmen Consoli e la sua poesia.

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