PER AMORE DI UNA DONNA - Chiesa: "Una storia legata a Israele"
Il regista torinese
Guido Chiesa è in tour per l'Italia per presentare il suo film “
Per amore di una donna”, storia di una donna forte e indipendente che nasconde un passato di sofferenza. Una storia ambientata tra la Palestina degli anni Trenta e l'Israele degli anni Settanta, su una donna che cerca una verità sulla sua vita passata di cui era all'oscuro.
Da poche settimane è uscito in sala "30 notti con il mio ex", una vera anomalia avere due film quasi contemporaneamente al cinema.
«Questo film era pronto già nell'autunno del 2023, lo avevamo girato tra fine 2022 e inizio di quell'anno, ma la situazione politica tra Israele e Palestina ha spaventato le distribuzioni: a Fandango invece non è importato, hanno avuto coraggio. Prima del loro arrivo era come se il film fosse morto: non hanno avuto paura delle eventuali polemiche, hanno detto che il film non le meritva. Abbiamo vinto a marzo il Bif&st di Bari e ora siamo qui, in sala il prima possibile dopo quella notizia».
A proposito di polemiche: ce ne sono state?
«A Bari una giuria popolare, di trenta persone, lo ha votato all'unanimità come il migliore. Poi due giovani hanno espresso qualche perplessità sul premio a un film ambientato in Israele, ma una ragazza araba del gruppo ha spiegato che non c'entrava nulla con la situazione attuale, che lei non si sentiva in alcun modo offesa e quindi non ci sono stati problemi. Quello che succede tra Israele e Palestina è una faccenda delicata e molto complessa, noi viviamo purtroppo nell'epoca degli slogan. Si tratta di un'enorme tragedia, è insostenibile che i bombardamenti continuino, e di certo fu un atto imperdonabile quello del 7 ottobre, noi ci siamo trovati in mezzo senza volerlo. C'è sempre meno dialogo, da entrambe le parti gli estremisti han preso il potere».
Il film è ambientato in Israele ed è l'adattamento del romanzo “The Loves of Judith” dello scrittore israeliano Meir Shalev.
«Questo film doveva farlo Gabriele Salvatores, ma non se ne fece nulla. A me lo hanno proposto già nel 2010 ma non ero convinto: il romanzo è scritto in maniera molto barocca, magmatica, è una storia lunghissima nello stile di "Cent'anni di solitudine", c'è realismo magico. La chiave di volta è stata capire di concentrarci, io e mia moglie - Nicoletta Micheli - con cui scrivo a volte le sceneggiature, su un pezzo del romanzo non sviluppato, l'indagine ambientata negli anni Settanta».
Si tratta di una storia a suo modo universale?
«Non credo, racconta molto del sogno rappresentato dalla nascita dello stato di Israele, non poteva che essere girato lì. Era un enorme esperimento sociale, negli anni Trenta si andava là non per religione ma per costruire una nuova società, molto egualitaria tra uomini e donne: in quale altro Paese una madre con tre padri, con cui era andata nella stessa notte, poteva essere giudicata in questo modo?».
“Per amore di una donna” è stato girato quasi interamente in Sicilia, con un cast internazionale e recitato in inglese.
«Sì, ma uscirà soprattutto doppiato in italiano, ammetto che mi spiace perché si perde la voce degli interpreti, è una cosa non amo: pensiamo a Servillo, a Favino, ad Abatantuono... cosa sarebbero senza la loro voce? Per il cast abbiamo scelto attori da una decina di Paesi del mondo, non dovevano per forza essere ebrei: lavorare con un cast così vario è stato una figata, lo confesso. Nel romanzo c'era anche un personaggio italiano, per questo abbiamo un attore italiano, Vincenzo Nemolato».
26/05/2025, 14:13
Carlo Griseri