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Note di regia di "L'Abbraccio Rubato"


Note di regia di
Può una giovane pittrice neomamma negare a suo figlio quegli abbracci che lei stessa ha ricevuto con tanto amore dalla propria madre? Può lui esimersi da questo diritto? “L'Abbraccio Rubato” è come io vedo la diversità, o meglio quella verità che non ci limita ma ci rende unici e speciali. È una storia che svela tutto il mio non amare, il mio non conformarmi, il mio non adattarmi ai modelli preconfezionati. E per questo ho filmato la “bella indifferenza” di Febe, nella sospensione dei quadri fermi e nei dettagli che ho preso in prestito dal noir. La camminata lungo il corridoio, per la prima volta mossa, mi ha permesso poi di chiudere il cerchio del non sentimento, riportando la protagonista alla vita vera. Nella visione d’insieme i tempi lunghi di montaggio si sono alternati a lunghi quadri neri. Questi hanno preceduto suoni e richiami ossessivi, reiterati tra le stanze, che fanno percepire allo spettatore tutto il disagio di Febe. E qui ho giocato con alcune riflessioni. La bellezza di questa ragazza, sospesa tra i richiami sonori, ha per caso a che fare con la depressione post partum? Con una possibile alienazione? Con una personalità borderline? Non ho indagato la figura intera. I piedi nervosi di Febe, la maglietta trattenuta coi denti, le tele e i pennelli appoggiati sul pavimento sono tutti input che vanno oltre l’atto stesso del girare. Sono il suo modo di vivere il mondo, di essere “normale”.
Ho fatto questo lavoro non per stupire, ma per far riflettere su cosa vuol dire vivere “differente” in una vita convenzionale. A fine corto lo spettatore deve chiedersi quanto è facile oggi perdere la semplicità di un gesto o di uno sguardo solo per non avere tollerato una prospettiva diversa.

Simone Gazzola