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IL CANTO DELLE CICALE - In concorso all'Asolo
Art Film Festival e al Sole Luna Festival


IL CANTO DELLE CICALE - In concorso all'Asolo Art Film Festival e al Sole Luna Festival
Dopo la menzione speciale ottenuta al 18° Biografilm Festival e le proiezioni a Trieste, Montichiari, Brescia e Bologna, "Il canto delle cicale", ultimo lavoro di Marcella Piccinini, un intenso ritratto, in forma di diario, dedicato alla madre, sarà anche in concorso all’Asolo Art Film Festival di Montebelluna, giovedì 15 giugno (Sala della Ragione, ore 15.16) e al Sole Luna Doc Film Festival di Palermo, lunedì 3 luglio.

Il film racconta la storia di Anna Maria, che in seguito ad una malattia, è accudita dalla figlia Marcella. “Non sanno le cicale perché all’improvviso smettono il loro canto” è uno dei versi che attraversano questo film, sospeso tra i frammenti di poesia di poeti cari tra cui Gianni Rodari, Italo Calvino, Mila Kačič e Luciano De Giovanni il nonno della Piccinini apprezzato tra gli altri da Pablo Neruda, e le parole di amici e conoscenti, tra questi Franco Piavoli e Gianni Sofri. I versi e le parole, a loro volta, sono sapientemente mixati alle sonorità emotive delle musiche scritte da Marco Biscarini, dimostratesi tra gli stimoli più efficaci durante il coma della madre. Alcune di queste musiche sono le stesse del film La mia casa, i miei coinquilini, il lungo viaggio di Joy Lussu, la storia della partigiana, scrittrice, attivista per i diritti delle donne raccontata dalla voce di Maya Sansa, che nel 2016 rivela Marcella Piccinini come regista esordiente e fa incetta di premi nei più importanti festival cinematografici italiani.

Il talento dell’allieva di Marco Bellocchio, artista multidisciplinare, ricostruisce in questo racconto autobiografico, la storia del rapporto madre - figlia in forma di diario, una raccolta di appunti per un’autoanalisi collettiva. Il flusso dei ricordi, comprende le memorie affettive della madre, che diventa testimone del racconto di sé. Le musiche di Biscarini insieme alle canzoni di De Andrè e Guccini che durante gli anni giovanili nutrirono lo spirito di Anna Maria, diventano così uno strumento terapeutico, generando una circolarità del tempo che mischia passato e presente indistintamente.

Un film molto importante per l’autrice, realizzato insieme alle persone che le sono state accanto umanamente e professionalmente durante la malattia della madre. “Mia mamma si chiama Anna Maria. La nostra storia è solo una delle tante storie di persone che, durante la pandemia, hanno vissuto dentro bolle isolate.” Ci tiene a precisare Marcella “È in questi momenti difficili che si misura il potere dell’arte e si resta sorpresi dalle profondità che i rapporti umani sono in grado di toccare. Raccontare una vicenda personale, per raccontare una storia universale. La difficoltà più grossa per me è stata di parlare di una vicenda tragica, usando una poesia utile, che arrivasse direttamente al cuore. Insegnamento tramandatomi da Nazim Hikmet e da mio nonno poeta”.

14/06/2023, 14:31