SI PUO' FARE - La prima a Rivoli venerdi' 13 gennaio


SI PUO' FARE - La prima a Rivoli venerdi' 13 gennaio
Un percorso di oltre 1.200 km – il tratto italiano della Via dell’Angelo che va dalla Sacra di San Michele, in valle di Susa, fino a Monte s. Angelo, sul Gargano – affrontato su una speciale “jolette” per sentieri non battuti. Un viaggio fisico che diventa però simbolo di resilienza spirituale e fonte di ispirazione per tantissime persone. Un'avventura straordinaria quella che ha visto protagonista Matteo Gamerro, un ragazzo piemontese (la sua casa è a Barone Canavese, in provincia di Torino) con una forza d’animo incredibile che ha saputo trasformare la sua malattia debilitante, la sclerosi multipla, in energia positiva per urlare al mondo che niente può limitare un sogno. Il regista romano Thomas Torelli ha deciso di seguire il 43enne nel primo tratto di quel lungo percorso, quello che lo ha portato dal Piemonte fino a Roma. Il viaggio di Matteo, realizzato con successo nell'estate del 2021, ora è diventato un documentario per il cinema, intitolato “Si può fare”. “Quella di Matteo è una storia di speranza, coraggio e determinazione, che ci dimostra in maniera lampante come, grazie ad una grande forza spirituale, sia possibile superare qualsiasi barriera, fisica e mentale – racconta il regista -. Gamerro, con la sua impresa, è diventato un punto di riferimento, smuovendo le coscienze di tantissime persone e spingendole a mettersi in gioco e ad affrontare assieme a lui il difficile cammino. Un messaggio di consapevolezza e rinascita che è perfettamente in linea con la mission e la visione del mondo che è alla base di UAM.TV, e che per questo motivo ho voluto raccontare”.

La première di “Si può fare” si terrà venerdì 13 gennaio a partire dalle 20.30 al Cinema Teatro Don Bosco di Rivoli (Torino). Altre due proiezioni sono in programma sabato 14 gennaio alle 20.30 al Centro Congressi (Sala B) di Saint Vincent (Aosta) e domenica 15 gennaio alle 17 al Pluriuso del Centro Sportivo di Barone Canavese (TO). Tutte le proiezioni saranno seguite da un momento di dibattito alla presenza di Matteo Gamerro e Thomas Torelli.

“Si può fare” sarà inoltre distribuito attraverso il catalogo di UAM.TV.

La sfida di Matteo Gamerro

Matteo, all’età di 19 anni, scopre di essere affetto da sclerosi multipla. La sua vita cambia poiché ogni giorno la spietata malattia gli toglie una parte di autonomia, di indipendenza fisica. Ma lui non perde l’entusiasmo per la vita e coltiva la sua voglia di affrontare nuove sfide insieme ai suoi cari. Così decide, grazie all’utilizzo di una Joelette e al sostegno degli amici, di intraprendere nuovi viaggi in giro per il mondo, viaggi che lo hanno portato tra il 2015 e il 2019 a percorrere più di 1300 km in 5 percorsi del Cammino di Santiago e della Via Francigena. Nell'estate del 2021 Matteo è riuscito a realizzare il suo grande sogno: quella di aprire la Via dell'Angelo anche a chi è portatore di disabilità, grazie all’impegno e al sostegno delle persone a lui più vicine e all’entusiasmo e la collaborazione di associazioni e sostenitori occasionali lungo il cammino.  Partendo con gli amici più stretti, il messaggio di Matteo si è propagato come una eco di valle in valle, coinvolgendo sempre più persone, fino ad arrivare, in alcuni tratti, ad aggregare anche centinaia di uomini e donne che lo hanno seguito e sostenuto nel suo cammino. “Mi piacerebbe fosse una cosa un po’ di tutti, perché prima di lasciare questa vita, cosa che spero accada il più tardi possibile, vorrei lasciare un segno del mio passaggio, un’opera che testimoni quanto sia stupenda la vita. Non abbiamo il diritto di sprecarne nemmeno un secondo a lamentarci” ha dichiarato il protagonista del documentario.

L'incontro tra Thomas Torelli e Matteo Gamerro

“Circa un anno fa sono stato contattato da Matteo Gamerro, al tempo un perfetto sconosciuto per me. Nelle numerose e-mail che riceviamo in redazione con proposte di produrre format e raccontare storie, questa in qualche modo si è fatta spazio ed ha attirato la mia attenzione – racconta Thomas Torelli -. In una efficace e spigliata e-mail Matteo mi chiedeva di raccontare la sua storia, la storia di un quarantenne affetto da sclerosi multipla. Al tempo la mia conoscenza di quel mondo era assolutamente limitata ma l’argomento mi sembrava interessante, così proposi di parlarci subito via skype (eravamo tutti chiusi in casa per il secondo lockdown). La risposta di Matteo fu spiritosa ma altrettanto sconvolgente: “se avessi ancora la voce lo farei subito. Per ora parliamoci con whatsapp, mi organizzerò per domani per trovare qualcuno che parli per me”. Matteo era così agile e “normale” nella comunicazione, che mai avrei pensato a lui immobile a scrivermi attraverso un puntatore. Abbiamo così cominciato una relazione “epistolare” in cui ho scoperto un coetaneo come altri, brillante, simpatico, desideroso di vivere, desideroso di incontrare le donne, di piacere. In qualche modo tutta questa vitalità di Matteo strideva con l’immagine immobile del suo corpo che mi ero fissato nella testa. Com’è possibile tutta questa energia in lui? Mi sono guardato intorno è ho visto tutto il turbamento delle persone intorno a me per l’isolamento dovuto al Covid, ai problemi psicologici che questo ha portato a molti, alla paura di vivere, addirittura di uscire di casa che ormai dilaga anche nelle persone più comuni e fortunate. Alla luce dello straziante quadro di dilaniante dolore e preoccupazione sociale, ho capito che la storia di Matteo doveva essere raccontata, per ricordare a tutti che la vita va avanti e va vissuta, nonostante tutto. Matteo si stava perfettamente incrociando con la mia scelta professionale di fare solo film che in qualche modo possano dare un contributo positivo alle coscienze delle persone. Matteo era il perfetto testimone per un potente messaggio e inno alla vita. Il nostro incontro non era stato casuale. Questo fu l’inizio del nostro cammino insieme (in senso figurato ma anche reale), oltre che di una splendida amicizia.

Il perché di una scelta

“Abbiamo investito le nostre energie (e sudore) per esserci, per entrare dentro la realtà del cammino che stava avvenendo: l’irripetibile viaggio esteriore ed interiore del pellegrino numero 0 – spiega il regista, Thomas Torelli -. Fin dal primo momento ho capito che questo film sarebbe stato una sfida sia tecnica che registica. Come fare un film su una persona ferma su una sedia, che quasi non parla, e comunica al mondo attraverso un puntatore oculare che con voce metallica legge i pensieri scritti? Come far emergere le sue emozioni, come dare voce ai suoi pensieri anche durante il cammino? Come farlo rimanere protagonista della sua storia? Ho deciso che per raccontare la sfida che sta oggi affrontando Matteo, era importante partire dalle origini, da quando la sua malattia non era neanche un insospettabile pensiero. Fondamentale, sia per l’impresa di Matteo che per la realizzazione del film, è arrivato dal punto di vista economico tramite l’impegno di associazioni quali i Lions Piemonte e numerose altre associazioni, scuole e singoli sostenitori, sia prima che durante il cammino, oltre all’utilizzo con successo di una campagna di crowdfunding”.

“Pensiamo a questo film come uno strumento efficace che possa parlare al posto di Matteo, trasmettendo quei messaggi nei quali lui crede molto e che, fino a quando aveva in corpo anche un solo filo di voce, amava portare ai ragazzi nelle scuole per trasmettere quel raggio di luce che permettesse loro di guardare al futuro con ottimismo e stimolasse la voglia di essere migliori. La realizzazione di questo docufilm è finalizzata principalmente quindi allo stimolo di discussione nelle scuole e nelle associazioni per trasmettere quei valori di determinazione, amicizia e collaborazione reciproca che stanno alla base dei viaggi e delle imprese di Matteo”.

10/01/2023, 15:44