Una scena di "Taglia Corto!"
Una metropoli, un caso di cronaca minore realmente accaduto, una psicosi di massa: il caso č quello di “Jack Lametta”, lo “sfregiatore” romano di ignari passanti, mai arrestato.
La psicosi, nella sceneggiatura, č quella che trapela dalle parole di un docente di Criminologia e della sua allieva, due tra le tante persone che parlano di quella vicenda avvenuta nell’Italia dei primi anni Ottanta, non ancora inquinata dall’invadenza dei mass-media come oggi.
Sull’intera storia aleggiano i versi di un poema di Edgar Allan Poe, “Il corvo”, che č al contempo elegia di un’ossessione e dell’ incapacitŕ di elaborare il lutto. Esattamente come la nostra societŕ sembra incapace di elaborare i delitti che accendono la fantasia; e piů l’accendono, piů giornali e televisione fanno di tutto per enfatizzarla. Sotto tale aspetto, scoprire l’identitŕ del “maniaco” non dŕ alcuna catarsi ed č solo un ulteriore segnale che chiunque, per lucida follia, puň trasformarsi in “protagonista al negativo”. Con conseguente sillogismo allarmante: il colpevole č un essere umano, noi siamo esseri umani, quindi… tutti noi siamo colpevoli.
Pierfrancesco Campanella