ISABELLA RAGONESE - A Fiano il premio "De Santis" 2017


Si chiude la rassegna 2017 di "Lo Schermo è donna" con il premio all'attrice siciliana protagonista di "Sole Cuore Amore" di Daniele Vicari. Una grande stagione coronata anche dal successo nell'interpretazione del film di Fabio Mollo "Il Padre d'Italia" con Luca Marinelli. Un Globo d'Oro e un testa a testa con Jasmine Trinca per il Nastro d'Argento che verrà assegnato dai giornalisti di cinema a fine mese a Taormina


ISABELLA RAGONESE - A Fiano il premio
Isabella Ragonese a "Lo Schermo è Donna" 2017
Il premio di "Lo schermo è donna" 2017 va a Isabella Ragonese. Dopo il Globo d’Oro della stampa estera e una candidatura che speriamo si concretizzi in un Nastro d’Argento, il Festival di Fiano Romano le ha riconosciuto una stagione di ottime interpretazioni, proponendo al pubblico il film di Daniele Vicari "Sole Cuore Amore".

Isabella, come è stato arrivare al personaggio di Eli nel film di Daniele Vicari?

"In realtà quando i film sono belli e importanti come questo ti dimentichi del personaggio e ti godi il film e dunque ho difficoltà a spiegare il mio personaggio perché è come se lo avessi conosciuto e non interpretato. In Sole Cuore Amore sembra di stare dentro alla famiglia di Eli e questa è una magia che non voglio togliere allo spettatore".

Come siete riusciti a creare questa coesione tra i personaggi?

"Non capita spesso, ci siamo incontrati tra persone che hanno vissuto il film. I tempi di preparazione sono stati veloci e non abbiamo avuto la possibilità di lavorarci troppo. Io faccio una barista e il lavoro sul personaggio è stato, più che altro, quello di imparare a preparare caffè e spremute, e a Roma poi ci sono tutte le declinazione del caffè non come a Palermo che chiedi un caffè e basta… il grosso del lavoro è stato questo ma anche far si che sia credibile l’amicizia tra me ed Eva.

Com'è nato quello che si vede sullo schermo?

"Tra noi c’è stato subito un feeling, già al provino sembrava che ci conoscessimo da sempre e senza troppa costruzione è venuta l’amicizia. Anche la relazione con i quattro bambini, che non sono fratelli tra loro, è stata da preparare ma alla fine sembra che tutto sia vero. Il bello è vedere dopo, nel film, cosa passa di questa preparazione, cosa arriva al pubblico di queste emozioni che non sono state pensate troppo".

Con Daniele come avete lavorato?

"Daniele sa come funziona il lavoro dell’attore, che richiede fiducia e artigianalità, poi c’è una condizione astrale per cui siamo tutti intonati".

Che tipo è la Eli del film?

"Il mio personaggio non si vuole concedere, come spesso fanno le donne che hanno 10 in tutte le materie perché non possono mostrare la debolezza… Ma queste cose, questo non mostrare cedimenti, le ho avvertite da spettatrice non mentre facevo il film. Allora cercavo l’energia e il calore delle persone che provano a trovare il loro spazio e l’energia di dare amore per prendersi cura delle persone".

Molto del film è ambientato nella metropolitana di Roma, com’è stata questa esperienza?

"Ho raccontato che tutto il film e il mio personaggio sono molto in relazione con il luogo metropolitana. Spesso troviamo che i luoghi incidono sul nostro essere. Quella del mio personaggio è una famiglia unita, grande amore, una delle scene più belle è quando si trovano uno spazio per fumarsi una sigaretta, in terrazzo.
Ma anche il bar, che somigliava molto al palco dell’attore dove tu fai un gesto tecnico ma non ti devi dimenticare del pubblico, e in un bar romano devi sempre rimanere in relazione con i clienti, ci deve essere una battuta per tutti.
I mezzi pubblici per me sono stati il momento di riconoscere l’estrema stanchezza e il personaggio di Eli si può identificare con la stanchezza. Quando fai mille cose durante la giornata non te ne rendi conto ma è quando ti metti seduta che ti accorgi della stanchezza, e i viaggi in metro sono il momento in cui Eli si sente addosso quella stanchezza che sarà determinante".

Com'è girare in metro a Roma?

Dopo anni di spostamenti in metro, io non prendo più i mezzi pubblici perché a Roma vado con il motorino. Mi ero ripromessa di non prenderli più e vi assicuro che abbiamo esagerato, prendendo la metro per tutto un giorno nelle ore di punta. Con quattro operatori nascosti sui vagoni, io facevo varie scene ed espressioni e nessuno mi guardava. La gente pensava a se stessa e io continuavo a recitare ma non sapevo neanche se venivo ripresa… tra una fermata e l’altra ci chiamavamo al telefono per darci appuntamento alla fermata successiva e la sensazione era quella che hai da bambino quando ti perdi al supermercato… non mi troveranno più, rimarrò sola in eterno… la metro di Roma... dovrebbero darmi il Premio Atac...".

18/06/2017, 11:17

Stefano Amadio