FABRIZIO LIVIGNI - "'A Faccia racconta
i Quartieri Spagnoli di Napoli"


Il documentario racconta la fervente realtà di uno dei quartieri più famosi e controversi della città partenopea.


FABRIZIO LIVIGNI -
Come nasce il progetto per la realizzazione di "'A Faccia"'?
Fabrizio Livigni:L'11 settembre 2015 lessi un articolo sul Mattino di Napoli che parlava di questo ragazzo, Salvatore Iodice, che progettava il restauro di un famoso murale di Maradona che si trova nei Quartieri Spagnoli.
Decisi che era una storia che valeva la pena di essere raccontata. Chiamai uno dei miei compagni di stadio, F. T., anche lui nato nei Quartieri, e gli chiesi di presentarmi Salvatore.
Nell'articolo si diceva anche che Salvatore cercava di racimolare attraverso una colletta i soldi per poter comprare i materiali necessari alla realizzazione del progetto. A quel punto bastò chiedere un aiuto alla Balconata Zerazzero, il gruppo di amici con i quali vado allo stadio da una dozzina d'anni. Nel giro di due ore in Curva B al San Paolo recuperammo una cifretta che aiutò Iodice a completare l'opera. Ci tengo a raccontare questo fatto, per l'entusiasmo e la disponibilità immediata dimostrati da queste persone al solo sentire che un artigiano dei Quartieri intendeva restaurare il murale del Diez.
Attraverso Salvatore ho poi conosciuto la maggior parte degli altri personaggi del documentario.
Lo scopo era raccontare lo spirito dei Quartieri, di cui il murale di Diego è la più semplice delle metafore. Ho scelto di farlo attraverso il linguaggio che trovavo più adatto. Ho quindi optato per un metodo "osservazionista", basato sul rigore formale, sulla distanza discreta dello sguardo osservante. Prima regola, nessun intervento sulla materia osservata, nessuna intervista, nessuna interazione. La stessa presenza del mezzo è già di per sé evidente ed ingombrante. Il resto sapevo me l'avrebbero dato i napoletani.
Ma osservare tanto per osservare non ha senso. Serve una tematica, serve una storia, per quanto esile possa essere.

Che fermento artistico e culturale, hai incontrato nei Quartieri Spagnoli di Napoli?
Fabrizio Livigni:Quello che si vede e che volevo emergesse nel documentario. Nei mesi di sopralluoghi ho trovato un quartiere pieno di energie e di vita. Del tutto lontano dall'immagine retorica e negativa che al rione è legata. Un quartiere popolato da gente che lavora e che si dedica al sociale. Da un lato mantenendo in vita antiche tradizioni, dall'altro agendo con iniziative innovative volte ad integrare e stimolare chi è più esposto all'abbandono, come i bambini o i migranti. E poi ho trovato in loro degli attori straordinari. La citazione eduardiana sui titoli di coda non è casuale.

Quanto materiale hai girato e cosa hai sottratto al montaggio finale?
Fabrizio Livigni:Questo è un punto interessante. Le riprese sono durate dodici giorni. Il week end del restauro e, circa un mese dopo, dieci giorni per lavorare sui personaggi e il quartiere. Alla fine ho portato a casa circa quaranta ore di girato. Il risultato finale è di 53 minuti. Puoi immaginare quanto non ho tenuto nel film.
Anche perché, durante le riprese la realtà prende il sopravvento e spesso cambia gli eventi che erano prestabiliti nella fase di scrittura. Per esempio, la linea narrativa iniziale del documentario ha subìto una variazione proprio durante le riprese a causa di un imprevisto. Con Severino Iuliano, talentuoso sceneggiatore che ha collaborato con me alla scrittura e al montaggio del documentario, cercavamo di trovare un nuovo filo narrativo. Poi un mercoledì, mentre ci preparavamo a girare nel suo laboratorio, Salvatore si presentò con un foglio in mano. Gli chiesi cosa fosse. "Il mio discorso di presentazione elettorale", mi rispose. La realtà ci aveva consegnato la microstoria della candidatura alle elezioni municipali di un falegname.
Il montaggio è, dunque, determinante, in quanto rielabora i due linguaggi precedenti (scrittura e messa in scena). E sarà il ritmo che il montaggio stabilisce a decidere ciò che resta o non resta nel film.

Ci puoi parlare un po' di più di Salvatore Iodice?
Fabrizio Livigni:Salvatore è un '75 come me - buona annata quella. E' nato nei Qaurtieri, ci ha trascorso una vita, ci ha fatto le sue esperienze e i suoi errori. Oggi ha la sua bottega, La Miniera, dove lavora come falegname e come artigiano. E' sposato con Valentina e hanno una bambina stupenda che si chiama Francesca e che suona anche lei nell'Orchestra Sinfonica dei Quartieri. Sasà è una di quelle persone che ancor prima che tu abbia spiegato ciò che ti serve lui l'ha già fatto. Un tipo svelto di testa e dalla sensibilità artistica. Ma soprattutto è uno che ha capito che valorizzare e aprire il quartiere al turismo, non solo straniero ma innanzitutto napoletano, è la maniera giusta di creare un indotto che possa offrire un'alternativa di vita e di lavoro a quanti la vogliano cogliere. Per questo anima costantemente iniziative di ogni tipo per coinvolgere gli abitanti e soprattutto i commercianti della zona.
Spero che ora possa trovare il modo di proseguire a migliorare Napoli anche in questa sua nuova esperienza di consigliere municipale.

Per concludere, progetti per il futuro?
Fabrizio Livigni: Ne ho diversi. Mi interessa l’uomo e la natura umana - come nei documentari di Herzog. Ho un progetto da sviluppare ancora in Campania e due più ambiziosi, di viaggio. Viaggio fisico e spirituale.
Quello che voglio fare è, soprattutto, proseguire nella ricerca sul linguaggio. Trovo che il documentario offra una certa libertà di stile e contenuto, e in parte anche produttiva, e permetta di sperimentare. Così, per esempio, posso esaltare la presa diretta, il suono d'ambiente; mi piace la sfida di costruire la colonna sonora di un film a partire solo dai suoni d'ambiente catturati. Sono molto soddisfatto del suono di 'A Faccia. Ho sempre trovato interessante una forma radicale di cinema narrativo, dove i dialoghi fossero assenti o ridotti al minimo, quasi come ai tempi del muto, dove dominavano l'immagine e il montaggio. In questo senso amo molto il cinema di Lisandro Alonso.

27/05/2017, 12:09

Simone Pinchiorri