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A Pordenone la decima edizione de "Le Voci dell’Inchiesta"


A Pordenone la decima edizione de
Giuseppe Marrazzo
Raccontare la realtà “senza perdere la tenerezza”: i molti registi sempre più impegnati nel documentario d’inchiesta dovrebbero avere bene in mente questo antico adagio. La produzione di “cinema del reale” è in continua ascesa, rivelandosi il genere cinematografico probabilmente oggi più vivo. La “memoria dell’oggi” tramite il documentario di qualità è una delle mission principali de Le Voci dell’Inchiesta, la manifestazione del cinema del reale e dell’inchiesta in tutte le sue declinazioni che festeggia la sua decima edizione tra il 5 e il 9 aprile a Pordenone. L’attenzione del festival di Cinemazero è sempre più rivolto a restituire la qualità di un genere che rischia ormai di produrre una babele di contenuti, anche di qualità e gusto discutibili. Mai come in questo caso, quindi, diventa doveroso ricordare da dove siamo venuti: rivedere i modelli che hanno formato il nostro sguardo è oggi diventato un imperativo. Ai maestri come Zavoli, Minà, Cavani, Gregoretti... già omaggiati e ospitati a Pordenone, si aggiunge quest’anno il ricordo di un grandissimo del giornalismo d’inchiesta. Si tratta dell’ “uomo col microfono” della nostra memoria televisiva, Giuseppe – detto Joe – Marrazzo al centro della retrospettiva-omaggio di questa decima edizione.
"Senza perdere la tenerezza" è stato anche il felice titolo di uno speciale Tv della RAI dedicato qualche anno fa a Marrazzo: una qualità che non è mai mancata a questo “maestro dell’inchiesta” che aveva il pregio di saper aspettare, rispettare, cogliere quanto si infila nelle pieghe delle immagini. Un esempio che ci aiuta non ad alimentare la nostalgia, ma a promuovere una riflessione sulle enormi possibilità che gli strumenti odierni offrono.

Giuseppe Marrazzo, detto Joe - nato a Nocera Inferiore il 19 marzo 1928 - è divenuto soprattutto noto per le numerose inchieste su temi sociali, in particolare sulla mafia e sulla camorra. Inizia la sua carriera collaborando con la carta stampata (dal quotidiano Il Mattino a Omnibus, Epoca e Tempo illustrato) e nel 1965, passa alla televisione, producendo per la RAI inchieste e servizi per vari programmi: lo ricordiamo nel 1976 tra i primi inviati in Friuli per documentare il terremoto a poche ora dalle scosse. Approdato a TG2 Dossier, focalizza i suoi approfondimenti sulle organizzazioni mafiose. Partendo dalle sue inchieste, Marrazzo ha scritto diversi libri, tra cui il più famoso è Il camorrista (pubblicato nel 1984), in cui racconta la vita di Raffaele Cutolo, uno dei boss campani più influenti durante gli anni ’80. Lo scrittore Roberto Saviano ha dichiarato di essere debitore verso Marrazzo per parecchi spunti, nella scrittura del suo Gomorra. Da Il camorrista fu tratto nel 1986 l’omonimo film che segnò l’esordio cinematografico alla regia di Giuseppe Tornatore. Scompare a Roma nel 1985, all’età di 56 anni, a seguito di un’emorragia cerebrale.

Un ricco parterre di amici, parenti e giornalisti parteciperà alla serata in suo onore, realizzata in collaborazione con Teche Rai e la Sede Rai del Friuli Venezia Giulia in apertura di festival, mercoledì 5 aprile (ore 20.45). Saranno presenti i figli, i giornalisti Gianpiero e Piero (corrispondente Rai da Gerusalemme), lo scrittore e sceneggiatore Maurizio Braucci e il giornalista Sandro Ruotolo, che ha sempre inserito Marrazzo tra i suoi principali punti di riferimento professionali “per me Joe Marrazzo è stato un padre, un riferimento, un giornalista di strada che dava la parola, non il classico giornalista mediatore, con lui la realtà entrava dentro". Nella serata condotta dalla giornalista della sede Rai FVG Marinella Chirico, atteso anche un intervento in video del regista Giuseppe Tornatore.

Nel corso della serata-omaggio verranno proiettati eccezionali materiali audiovisivi d’archivio, una ricca selezione di estratti dai capolavori d’inchiesta di Marrazzo: come il reportage alla ricerca di notizie su Raffaele Cutolo Camorra, Eroina Spa, un’indagine puntuale e coraggiosa realizzata sul traffico di droga in Sicilia, Gli intoccabili di Taurianova, Fatica nera, "Sciuscià 80" (che saranno riproposte nella loro forma integrale durante il festival), interviste in presa diretta a bambini napoletani dai 5 ai 10 anni che girano per la città in motorino, non vanno a scuola, vivono di piccoli espedienti in mezzo alla strada. Sabato 7 aprile, attesa invece la proiezione di "Nero Napoletano" (1979, 48’) dove Joe Marrazzo intervista Pino Daniele, in un viaggio fra musica, appartenenza alla città natale riflettendo su temi impegnati come il razzismo.

A conclusione della serata inaugurale la proiezione di "Robinu’", il film con cui Michele Santoro è tornato al ‘giornalismo puro’ con un toccante documentario, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, sui baby-killer napoletani e sulla guerra che combattono quotidianamente tra i vicoli. Il racconto diretto e senza alcuna mediazione dei baby - boss della camorra dal carcere minorile: nel dolore delle famiglie, sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni esprimono chiaramente sentimenti e passioni con una forza sconosciuta a quella parte del Paese definita “normale”. Interverranno le autrici Maddalena Oliva e Micaela Farrocco, storiche collaboratrici di Santoro.

24/03/2017, 13:38