Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Sono Guido e non Guido"


Note di regia di
Tre anni fa sono stato a cena con Erri De Luca. Mio padre è nato a Napoli, ha vissuto a Ischia e a Natale, una volta ogni due anni, andiamo in Campania. Tre anni fa siamo a casa di amici e tra questi incontro, appunto, Erri. Senza tradire riverenza mi siedo accanto a lui e combattiamo la noia parlando degli struffoli, di quel Natale, di cosa – o meglio chi – valga la pena leggere. "Catalano" – fa lui, secco – “Guido Catalano. E' un poeta, è di Torino e pure se c'ha la erre moscia è uno in gamba". Io resto in silenzio e allora lui continua. "La poesia non è fatta per stare arroccata dentro i libri, per la poesia ci vuole una penna fine e una voce giusta, che ti porti i versi fino alle orecchie e da lì nel resto del corpo". Io continuo a non fiatare e allora lui si scoccia: “Magnamm, va’... E tu leggi Catalano, magari guarisci”. Nei tre anni successivi mi fido di Erri: leggo le poesie di Guido, vado ad ascoltare i suoi reading e scopro tantissimi altri poeti-narratori che, in tutta Italia, raccontano le loro storie fatte di versi, ironia e meraviglia. E mi accorgo, soprattutto, che il pubblico è tantissimo ed è appassionato, partecipe, emozionato. La poesia non sta più nelle parole di chi ha voluto spiegarla invece di leggerla, improvvisamente siamo tornati indietro di duemila anni e l’oralità del racconto in versi riunisce platee vaste e trasversali. Questo mi sembra importante raccontare e per questo scelgo Guido Catalano quale figura esemplare di un movimento, di una stagione del nostro presente. La sfida è raccontarlo dal suo punto di vista, utilizzando i suoi stessi artifici retorici: l'ironia come grimaldello per entrare in contatto con lo spettatore e poi spiazzarlo; l’invenzione per guardare la banalità del quotidiano e scoprirla molto più affascinante di quanto appare, impolverata com’è sotto quel velo di cinismo e arresa disaffezione che mascheriamo per consapevolezza. Così scelgo il mockumentary per raccontare questa storia: invento un gemello; scindo i ruoli di poeta e performer per analizzarne ciascuno con la massima perizia e libertà; pongo l’oralità al centro del racconto, attraverso un impianto corale che alterna i racconti degli intervistati – coprotagonisti di questo universo – con le letture e i pensieri di Guido e del suo gemello. L’obiettivo è che invenzione filmica ed esagerazione smettano di essere semplice inganno, ma accompagnino lo spettatore in un mondo - quello della poesia - tanto affascinante quanto a priori potenzialmente ostico. Proprio come possono essere le note del regista rispetto al proprio film. Io, per esempio, Erri De Luca in tutta la mia vita giuro che l'ho visto solo in fotografia.

Alessandro Maria Buonomo