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Note di regia de "La Guardiana della Alpi"


Note di regia de
Se cercassimo le motivazioni che hanno spinto tante persone a lasciare la loro vita “di pianura” per salire in quota e gestire un rifugio alpino, le risposte sarebbero più o meno sempre le stesse: desiderio di fuggire dallo stress quotidiano; voglia di vivere una vita più libera; brama di rendere più profonda la propria passione per la montagna e poche altre varianti sul tema.
Ci incuriosisce invece molto di più capire quanto e come sia cambiata la loro vita, i loro umori, la loro forza; quanti e quali sogni lassù si siano realizzati, ancora di più se questa scelta di vita è stata fatta da sole donne. Indagare quanto sia piacevole non essere schiavi degli orari nelle giornate in cui nessun visitatore sale al rifugio e tornare poco dopo alle sveglie antelucane quando il rifugio si riempie di alpinisti che fanno colazione alle quattro del mattino se non prima. Crediamo che il bello del lavoro della rifugista sia proprio il fascino di questo alternarsi di attività alberghiera e pace tra i monti; il dover essere cuoca, donna delle pulizie, esperta delle condizioni meteo e degli itinerari che partono dal rifugio; l’attenzione a chi è partito in escursione o deve arrivare; il senso di responsabilità e poi d’un tratto il doversi improvvisare elettricista o falegname o prestatore di primo soccorso a uomini o animali; diventare la confidente dei clienti affezionati che periodicamente salgono a trovarla per portare qualche rifornimento, il giornale del mattino e l’amicizia, quella che in montagna fa sentire tutti più vicini.
Vogliamo in sintesi indagare la dimensione intima delle rifugiste, quella della scelta individuale; poi la dimensione dell’incontro, con gli altri, gli ospiti, gli alpinisti, chi lavora per la montagna e chi fa sport; infine la dimensione del contesto ambientale, ovvero come cambia l’approccio alla montagna nell’epoca del turismo di massa e del cambiamento climatico.

Manuele Cecconello