FOREIGN OFFICE - "Se Permetti non parlarmi di bambini!"


Il passaggio in età adulta porta inevitabilmente ad interrogarsi sul proprio futuro, sulle proprie ambizioni, sugli obiettivi e sull’eventualità di metter su famiglia con la quale condividere la propria vita. In sala dal 29 settembre


FOREIGN OFFICE -
Avere un figlio o no? È questo il messaggio sul quale vuole far riflettere "Se permetti non parlarmi di bambini!" del regista argentino Ariel Winograd. Una tematica attuale, raccontata in 100 minuti tramite i caratteri scherzosi e grotteschi della commedia.
L’arrivo di un figlio da crescere trasforma la vita di chiunque. Così è per il protagonista Gabriel, padre divorziato che dedica tutte le sue energie per rendere felice la figlia Sofia, talmente concentrato in questa sua missione da non riuscire nemmeno un secondo ad evadere e a creare un rapporto con un’altra donna.

A cambiare la quotidianità di Gabriel sarà Vicky, una sua vecchia fiamma ritornata in città, che però ha una singolare “fobia”, non sopporta i bambini. Questo porterà Gabriel in preda al furore del momento a mentire sull’esistenza di Sofia, e a nascondere anche alla figlia la sua nuova ragazza.

Il vivere perennemente in bilico fra queste due relazioni porterà il protagonista in circostanze surreali e comiche condite da numerosi equivoci che sono ovviamente la spina dorsale di tutta la storia. I toni molto leggeri e la buona prova corale degli attori permettono di seguire agilmente la trama, di suo molto semplice, ma alle volte troppo prevedibile.
Durante la visione stride con la natura del film, che per trama e per idea vuole essere per tutti, il linguaggio ed una serie di battute un po’ troppo spinte per un pubblico molto giovane. Il voler necessariamente spaziare su tutti i fronti, inserendo battute sconce e scene che possono essere apprezzate dai più piccoli, rischia di eliminare un confine tra determinati tipi di pubblico senza poi riuscire a soddisfarne uno in particolare.

Altro punto debole del film è Il messaggio di cui si fa carico. È ambizioso l’argomento che si vuole trattare, ma non si riesce ad analizzare in maniera solida e chiara le due posizioni impersonate dai protagonisti, lasciando la vera discussione sulla possibilità di avere o no un figlio a pochi minuti del film.

Che il messaggio sia forte o meno, il film in ogni caso mette la pulce nell’orecchio per poter riflettere su un tema molto delicato all’interno di una società che molte volte rifiuta le scelte fuori dagli schemi, che è pronta a giudicare senza conoscere e senza riuscire ad accettare un equilibrio su due posizioni diverse.


Alfredo Toriello

20/09/2016, 18:43