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Note di regia di "Bandiza. Storie Venete di Confine"


Note di regia di
Ho iniziato a pensare alla realizzazione di questo film documentario nel momento in cui ho avuto certezza che vivere a 20 metri dal passaggio di 1.000 TIR al giorno voleva dire ammalarsi prima o poi, ed io abito tuttora in un quel luogo.
Da quel momento è iniziata una ricerca costante che mi ha portato ad incontrare i maggiori esperti in Italia di malattie collegate all’inquinamento, a leggere libri di premi Nobel come ad esempio “Benvenuti nell’Antropocene” di Paul J. Crutzen, il quale ha dato un primo principio semantico al film.
Ai primi di novembre sono uscito dai testi e dai libri e mi sono diretto nelle vite delle persone che hanno a pochi metri una criticità grave legata all’inquinamento, sia essa correlata all’aria, all’acqua o al suolo e da quel giorno ho percorso tutto il veneto impressionando sui file delle telecamere tutto l’orrore che questa loro condizione provoca.

Ho cercato fin da subito di mettere al centro dell’immagine i loro volti, in primo o primissimo piano, perché credo tuttora che il luogo più prossimo alla desolazione della pianura veneta stia proprio in quei volti più che nella scenografia esterna.
Ho alternato visioni di paesaggi maestosi e degradanti con i volti della gente, ho mescolato bellezza e degrado, da tutto ciò sono emerse potentemente forme di rassegnazione e di rabbia, tutte contenute in quei visi e nelle loro parole a tratti disperate.
La prima parte del documentario mostra lo stato reale del veneto, impietoso e a tratti tecnico, una spiegazione della devastazione in atto, le cause di un involuzione drammatica che raggiunge e comporta la lacerazione emotiva e fisica che compare nella seconda e ultima parte del racconto.
I problemi sono molti, troppi, e sempre irrisolti, a volte anche da decenni, chi vive a poca distanza dagli inceneritori o coloro che abitano a pochi metri da una strada trafficata di veicoli e tir ha lo stesso identico problema, il respiro, costretti a respirare particelle di inquinanti cancerogeni, o coloro che vivono in comuni dove le acque sono inquinate da pfas, sostanze tossiche altamente pericolose. Chi ha perso l’azienda perché proprio uno sviluppo basato su catrame e cemento l’ha portato a non uscire più dalla crisi in cui si è improvvisamente trovato, e poi i complici, i politici, questi decisori del nostro presente e futuro che investono miliardi su miliardi in catrame e cemento, senza considerare che il futuro lavorativo è altro, e lo fanno solo perché legati ad interessi con le lobby e con gli amici degli amici, ricordo sempre che il Veneto è la prima Regione al Nord per eco-mafie.
Qui si soffre, ma soprattutto si muore, ed emblematico è stato l’incontro con Sergio Gobbi, una umile e dignitosa esistenza che per 50 anni ha respirato i fumi e bevuto l’acqua di un fiume inquinato, senza che nessuno gli dicesse nulla, combatteva da più di due anni con un tumore e pochi giorni dopo il dialogo con lui Sergio ci ha lasciato.

Qui si muore, e non è finzione, qui in Veneto hanno deciso di fregarsene della vita per il solito odioso motivo del profitto, e i primi a subirne le conseguenze sono gli infanti, nel film la presenza e le parole di un bambino di 9 anni esprimono la preoccupazione del vivere in un luogo in cui l’atto più semplice e necessario alla vita, il respiro, diviene qualcosa di rischioso e sinonimo di malattia.
Le riprese sono durate circa 4 mesi, con la troupe ho percorso il veneto in ogni suo spazio, molte storie non hanno trovato posto nel documentario, nelle oltre 60 ore di girato qualcuno è rimasto fuori ma la sua voce riecheggia nelle parole di chi nel documentario c’è e con essi si confonde nella speranza che prima o poi questo rumore di dolore che esce dalle loro labbra diventi prima o poi un urlo che rimbombi fino ad arrivare alle coscienze di chi è tuttora indifferente o assente alle atrocità che stanziano nella loro Regione.
Il titolo Bandiza è una parola il cui significato ci è stato spiegato da una delle persone che sono presenti nel film documentario, significa confine fra due province nel Veneto, Bandiza è il confine, nello spazio e nel tempo, delle storie narrate nel documentario, dove finisce un racconto ne inizia un altro, quando termina un'esperienza, ne comincia un'altra, non importa in che direzione, ma è chiaro che oltre le nebbie impenetrabili o dopo l'alba c'è qualcosa di semplice ma intenso, profondo.
Bandiza è la linea che divide quello che è stato da quello che sarà, quello che è buono da quello che non lo è, quello che siamo disposti a lasciare da quella che è una strada nuova.
Bandiza è scegliere da che parte stare.
Bandiza era ed è frontiera, invalicabile un tempo, proibita, se non si voleva infrangere la legge e diventare appunto "Banditi", ma oggi chi è il bandito? Chi sta dalla tua parte o chi non lo è e fa finta di esserlo?
Bandiza è storia, è tante storie, che parlano di Veneto, che sanno di confine...
Bandiza è una linea che ti segna la vita.

Alessio Padovese