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Note di regia di "Catturandi"


Note di regia di
Catturandi tratta il genere poliziesco in modo inconsueto ed io ho affrontato questo lavoro con grande entusiasmo e con un atteggiamento il più possibile privo di schematismi. La contrapposizione tra legalità e criminalità, tra buoni e cattivi non è infatti netta, né scontata, ma vive piuttosto delle sfumature e della complessità dei vari personaggi – questo è l’elemento che ho trovato più interessante, e credo sia inoltre innovativo per una fiction televisiva.
Catturandi è un racconto sulla mafia e sugli uomini che la combattono, dal punto di vista di una squadra d’élite della Polizia che svolge un’azione paziente, accurata e anche logorante di intercettazione e osservazione, finalizzata all’arresto dei grandi latitanti. Un lavoro “invisibile” fatto di lunghissimi appostamenti in ascolto e spionaggio della quotidianità che mi ha fatto pensare a capolavori del cinema come La Conversazione di Coppola o Le vite degli altri, per fare solo alcuni esempi.
Lo scenario della nostra azione è Palermo, una città dai grandi contrasti, viscerale nel bene e nel male. Estremamente accogliente, colorata e viva ma anche difficile e a volte respingente. La complessità della storia si lega strettamente a questi luoghi ed è un altro punto forte del film. All’interno del contesto siciliano infatti, più che in ogni altro, la verità delle cose assume le connotazioni pirandelliane del “doppio”, del relativismo e della molteplicità. Ogni elemento che si scopre ha sempre un altro aspetto, sia dal punto di vista sostanziale che morale. Come in un costante gioco al rilancio dove niente è come appare e la verità non è mai una sola.
Il film inizia con la città vista dall’alto, con i suoi colori forti e le grida dei mercati (le famose “abbanniate” siciliane) a fare quasi da colonna sonora, e a rivelare l’ umore arabo e antico che la città custodisce. Poi dal mercato passiamo rapidamente a una casa malmessa, “sgarrupatissima”, ma all’interno ad attenderci c’è l’elegante e confortevole studio di una psicanalista: una sovrapposizione di ambienti e situazioni ed un contrasto intrigante che certamente appartiene anche alla protagonista, interpretata da Anita Caprioli.
Il personaggio di Anita, Palma Toscano, è quel che si dice una donna contemporanea. Definita sì dal proprio lavoro, che la assorbe e le dà molta forza, ma non immune ai sentimenti. Fortunatamente è difficile inquadrarla all’interno di uno stereotipo: fa un lavoro duro, comanda degli uomini, ma non per questo è alla ricerca spasmodica dell’amore, pur conservando la capacità di sentirsi donna e di lasciarsi andare. E questa complessità la rende affascinante e autentica.
Anche Massimo Ghini, il vicequestore Vento, che lavora a stretto contatto con Palma racchiude in sé una serie di chiaroscuri, proprio per questa ragione tra loro si crea un’alchimia particolare.
La duplicità dei caratteri è un punto focale di ogni personaggio, buono o cattivo, per qualcuno emerge in maniera brutale, per altri in modo sottile. Così anche il potente capo mafia – l’ultimo grande latitante – rivela delle fragilità umane, esattamente come nella realtà.
In quest’avventura durata parecchi mesi ho diretto una squadra d’attori invidiabile. Con Anita Caprioli, Massimo Ghini e Alessio Boni avevo già lavorato ed è stato un piacere ritrovarli. Per Leo Gullotta quel che posso dire è che la sua fama lo precede, ma vederlo in azione è stato comunque una sorpresa: è semplicemente straordinario nel ruolo dell’ avvocato Mazzamuto.
Tra i più giovani Marta Gastini, che interpreta la figlia di Alessio Boni, e Raniero Monaco di Lapio, l’esperto di tecnologie a supporto della Polizia, sono entrati nella parte con grande sicurezza e molta voglia di mettersi in gioco.
Vincenzo Amato interpreta il capomafia latitante che ha degli aspetti da “gentiluomo”, ed un carisma in grado di ammaliare le donne. D’altra parte, lui è un palermitano pieno di charme, che può vestire i panni tanto del nobile quanto del criminale con la stessa disinvoltura e credibilità.
E tutti gli attori siciliani hanno davvero un grande talento, è evidente che si sono formati in una scuola di grande tradizione e solide radici.
Credo che Catturandi abbia un cast di grande livello, un tema chiaro il cui svolgimento, mostrando la complessità e duplicità delle cose e dei caratteri, rende l’azione appassionante, piena di verità e di colpi di scena.

Fabrizio Costa