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Note di regia de "Il Lupo del Pollino"


Note di regia de
Da buon sangue bizantino quale sono, mi hanno sempre affascinato le storie dei briganti del Sud Italia, che mio nonno mi raccontava spesso, con tocco di mistero, essendo anche lui Lucano proprio come Antonio Franco. Ricordo che lo ascoltavo incuriosito cercando di immaginare i volti barbuti di questi uomini. Quando da San Severino Lucano, piccolo delizioso paesino del Pollino, mi hanno proposto di interpretare il brigante, ho accettato con grande entusiasmo e gioia. Quindi dopo un breve brain-storming con Angelantonio Petruzzella, autore della sceneggiatura tratta da eventi storici realmente accaduti, ho accettato anche il doppio ruolo offertomi di regia, visto che avevo già chiare tutte le immagini della storia.

Ho potuto quindi lavorare sull’accento della città natale di Franco per renderlo più vero e volevo che lui fosse un uomo costretto al crimine per necessità e per degli ideali, ma avvolto da un alone di mistero attorno alla sua leggenda e al suo soprannome di Lupo del Pollino, un eroe negativo. Proprio come tutte le storie misteriose, il nostro nonno inizia il racconto come una fiaba, lasciando immaginare allo spettatore come vivesse Antonio Franco con la sua compagna. Volevamo dare anche forza a questo loro amore fuggiasco e miserabile. Credo che le riprese aeree, la musica originale e la giusta fotografia, abbiano dato forza alla narrazione. Il bimbo quindi rappresenta gli spettatori che ascoltano una fiaba e, attraverso il suo punto di vista e la sua fantasia, ci regala la storia del brigante Antonio Franco, che immagino tutt’ora cavalcare veloce tra i boschi del Pollino.

Alessandro Parrello