!Xš‚‰

TGLFF31 - Chemsex, una moda autodistruttiva
di cui si parla troppo poco


TGLFF31 - Chemsex, una moda autodistruttiva di cui si parla troppo poco
Un documentario duro, terrificante e terrorizzante: "Chemsex" di William Fairman e Max Gogarty è stato inserito nel programma del TGLFF Torino Gay & Lesbian Film Festival dopo un'attenta riflessione. "Temevamo - ha spiegato il direttore Giovanni Minerba - che potesse venire frainteso, e strumentalizzato da una certa stampa. Ma poi hanno iniziato ad accadere fatti tragici legati a questa moda anche in Italia, e allora abbiamo sentito la necessità di parlarne".

Con il termine "chemsex" ci si riferisce alla combinazione di sesso e droghe, spesso sintetiche, usate come mezzo per far cadere le inibizioni e accrescere la libidine, in un contesto il più delle volte di gruppo, di S/M e prolungato. Una pratica che si è diffusa nella comunità gay britannica, soprattutto in quella londinese, dove è finita per divenire una vera e propria emergenza.

"Dodici anni fa - ha spiegato David Stuart, protagonista del documentario e terapista da tempo impegnato sul campo - sono successe tre cose determinanti in questo senso nella comunità gay. Le cure per l'HIV sono migliorate, ma la prevenzione è diventata sempre più complicata: i preservativi non bastano più, c'è bisogno di un meccanismo sanitario più complesso. Poi lo sviluppo delle app e dei siti di incontro, che hanno reso più semplice incontrare persone solo per il sesso. E infine l'arrivo di tre nuove droghe, metamfetamine, metadrone e GBC, che hanno cambiato le abitudini della comunità omosessuale".

I rischi maggiori che sono stati riscontrati sono la trasmissione di virus, non da ultimo l'HIV, e la diffusione di pericolose dipendenze dall'impatto devastante sul fisico e la psiche. "Molto cliniche in tutto il mondo si sono ritrovate nello stesso momento storico con lo stesso problema, e si è capito che bisognava trasmettere il messaggio della pericolosità di questa moda. Per questo Vice, William e Max hanno deciso di fare il film".

A Torino insieme a David Stuart anche uno dei due registi, William Fairman. "Quando abbiamo iniziato non sapevamo bene cos'avremmo trovato, onestamente. Avevamo storia di droga, di sesso gay. Ma anche di feste e di divertimento, legate però all'auto-distruzione. Dovevamo saperne di più. Abbiamo incontrato persone che vedono la loro vita messa a rischio, e fanno fatica a parlarne. Convincerli a dire la verità era fondamentale per fare arrivare il messaggio".

Il documentario è volutamente scioccante e duro nel suo messaggio: "È un momento storico importante per la comunità gay, ma la salute è troppo spesso tralasciata, importante che si faccia. Non volevamo giudicare ma far capire, mettendo a nudo anche i fatti negativi".

08/05/2016, 11:00

Carlo Griseri